Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Neil Young & Crazy Horse – Barn

2021 - Reprise Records
folk rock / country rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Song Of The Seasons
2. Heading West
3. Change Ain’t Never Gonna
4. Canerican
5. Shape Of You
6. They Might Be Lost
7. Human Race
8. Tumblin’ Thru The Years
9. Welcome Back
10. Don’t Forget Love


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Da piccolo mi dicevano che “il gioco è bello quando dura poco”. Magari è proprio così. Forse davvero non c’è niente di meglio che godersi il momento, senza mai dilatare troppo l’attimo. Marcel Proust diceva che “l’uomo tende a idealizzare”, ma quando la magia di un gioco diviene normalità, la sua aurea di sogno svanisce.

Poi ci sono quelle persone che continuano a commuoversi ogni volta che il sole scompare dietro la linea dell’orizzonte. Come se ogni volta fosse la prima volta. Il colore del tramonto che incendia il cielo prima di scomparire. Ci sono persone che magari il meglio di se lo hanno già dato, ma che comunque non si voltano mai a mirare ciò che hanno fatto. Non prendono la rincorsa per andare avanti. Semplicemente non si sono mai fermati.

Neil Young il meglio di se lo ha già suonato, scritto, raccontato, vissuto, ma ogni volta che imbraccia una chitarra elettrica o acustica che sia, è come se il sole sorgesse o tramontasse per la prima volta. Il suo divertimento è sempre lo stesso e la sua energia è sempre meravigliosamente luminosa. Le grandi canzoni capaci di cambiare la storia della musica le ha già scritte e la sua carriera è divenuta leggenda già da molto tempo. Pile di suoi dischi incombono pesanti e copiosi su mensole di appassionati di ogni età, ma lui è ancora lì, assieme ai suoi amici, in un fienile sperduto del Colorado a suonare la sua musica, con la solita grinta e il solito divertimento di sempre.

Barn” arriva a soli due anni di distanza da “Colorado”, primo disco targato Neil Young & Crazy Horse senza il mitico Poncho Sampedro, ritiratosi a dorata pensione alle isole Hawaii e sostituito da Nils Lofgren. Il suono è meno energico del precedente, ma in generale più pulito, dettagliato. Non c’è volontà di stravolgere o dare spallate così come invece era in parte avvenuto con altri dischi recenti, vedi “Le noise” targato Daniel Lanois. “Barn” è un disco fatto di alti e bassi, di pezzi acustici e rasoiate elettriche alla vecchia maniera, magari con meno ruvidezza del passato, ma sempre capaci di stordirti per svariati lunghi attimi.

Passaggi country e rasenti al confine del bluegrass come l’iniziale Song Of The Seasons e le successive Change Ain’t Never Gonna e Shape Of You sono forse gli elementi del disco meno convincenti. Discorso diverso vale invece per le tracce più marcatamente a loro agio nei territori del rock-blues e dei suoni più stropicciati e tanto cari alla scena grunge anni ’90, come Heading West, Canerican e Human Race. Non mancano momenti introspettivi come in They Might Be Lost doveil nostro Neil riesce a dare il meglio di se ancora su livello da 110 e lode con bacio accademico. 4 minuti e 32 secondi di pura poesia. Ripeto, pura poesia! Un viaggio mentale dove si riescono a percorrere distese immense e praterie alla velocità del pensiero.

Welcome Back è un altro prezioso regalo che ci viene donato poco prima che il disco si concluda e con il quale possiamo proseguire il nostro profondissimo viaggio introspettivo. Corde che vibrano fino a toccare l’anima. Note di chitarra come oggetti sospesi, capaci di vincere la forza di gravità e galleggiare verso l’infinito e oltre. Qui i minuti vanno oltre gli 8, ma arrivati alla conclusione del pezzo sembrano a dir la verità anche troppo pochi.

Un disco che non aggiunge colpi di scena alla storia, ma che è testimone di come sia bello che ci siano ancora 4 ragazzotti che sotto il tetto di un fienile del Colorado, sappiano ancora suonare con la solita energia e magia di sempre.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni