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Celeste – Assassine(s)

2022 - Nuclear Blast
post hardcore / post metal

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Tracklist

1. Des torrents de coups
2. De tes yeux bleus perlés
3. Nonchalantes de beauté
4. Draguée tout au fond
5. (A)
6. Il a tant rêvé d’elles
7. Elle se répète froidement
8. Le coeur noir charbon


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Mai erano passati tanti anni tra un album dei Celeste e l’altro. Eppure questa volta il combo francese decide, forse forzatamente, forse scientemente di far decantare la propria materia oscura per ben cinque anni durante i quali prende forma, con calma, l’orrore strisciante che prende il nome di “Assassine(s)”.

Nel suo muoversi quasi impercettibilmente, il cammino di Girardeau, Rieth, Reyer, Ducotté ha man mano preso pieghe sempre diverse e con scarti millimetrici ha cambiato aspetto agguantando per il lungo e nero mantello ciò che un tempo era conosciuto ai più come post-core, ma il vero ritorno alle origini (quelle screamo dei Mihai Edrisch) ha sempre latitato nel dna black metal del quartetto. Questo fino ad oggi.

Come una nera e furiosa fenice compaiono all’orizzonte, spiegando ali di melodia caliginosa in un ciclone elettrico che pare non avere mai fine. Perché è all’infinito che sembrano tendere le chitarre, ora più che mai, mentre si sciolgono sull’incedere ritmico, allungando i riff, aprendoli mentre la batteria punteggia le atrocità sonore ogni snodo, colpo dopo colpo. Il bello è che del loro essere monolitici non è stato perso nulla, pur cambiandone chiave di lettura ed espressione.

Tanto le ritmiche tritaossa oggi debitrici più che mai dei Meshuggah, in estensioni tecniche che strangolano, tanto più l’aria che passa tra le fessure si fa straziante emotività, in strapiombi confezionati apposta per la disperazione vocale di Johan, che oggi più che mai è legata ad una narrazione organica e organizzata, ampia ed empia in egual misura che si prende tempo e spazio, e di spazialità anche dilatate è pregno tutto il lavoro, anche quando la tensione viene rilasciata di botto il senso di alienazione anziché contrarsi aumenta di volume fino a spezzare a metà tutto in un sol colpo di melanconica distruzione.

Del delirio che è la natura umana e del suo essere sempre più distante da sé raccontano ancora una volta i Celeste, pronti a colpire il “cuore nero carbone” di una specie che va lentamente estinguendosi. La nostra.

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