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Interpol – The Other Side Of Make-Believe

2022 - Matador
indie rock

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Tracklist

1. Toni
2. Fables
3. Into The Night
4. Mr Credit
5. Something Changed§
6. Renegade Hearts
7. Passenger
8. Greenwich
9. Gran Hotel
10. Big Shot City
11. Go Easy (Palermo)


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Nel bel mezzo di questa ondata di revival post-punk il nuovo album degli Interpol poteva e doveva essere una bella boccata d’aria limpida per chi boccheggia in questa coltre grigio-scura di progetti tutti diversi e tutti uguali. La band di Manatthan, che invero già all’epoca veniva incolpata di un certo nostalgismo, non compie oggi l’errore di gettarsi senza protezioni in quei flutti travolgenti che gente come Idles o Fontaines D.C. sta governando senza ombra di dubbio alla perfezione, seppur con più facciata che forma, anzi li rifugge.

The Other Side Of Make-Believe” incarna infatti i tratti dell’introspezione e della rilassatezza, potremmo dire perfino della maturità, se non fosse che gli Interpol si sono presentati fin da subito incredibilmente grandi. Non è un disco sfacciato, ma nemmeno timido, semmai il suo grosso problema è che non riesce ad entrare in connessione diretta con chi ascolta, così impegnato com’è a gestire la raffinatezza di tante sfumature che forse solo oggi, dopo tanti anni e tante canzoni, si possono provare a disegnare. C’è il pianoforte, ci sono certi passaggi quasi jazzati, intrecci di chitarra scarni e raffinati, in generale un sound sofisticato che fatica però a trasmettere quell’emotività e quell’angoscia di cui gli Interpol sono stati tra i migliori cantori della propria generazione.

Certo, la voce di Paul Banks non è cambiata di una virgola ed è sempre un colpo al cuore, ma non incanta, non unisce, non identifica, si muove con tatto e misura tra bei pezzi come Something Changed, Renegade Hearts e Into The Night e altri più sbiaditi come Toni, Passenger e Fables, con quest’ultima soprattutto che con le sue ritmiche raffinate tra il soul e l’r’n’b sembra tanto un’autocelebrazione non dovuta delle qualità dei musicisti (su tutti è impeccabile il lavoro di Daniel Kessler alle chitarre) in gioco senza vera sostanza.

Più in generale, “The Other Side Of Make-Believe” manca totalmente di quella scintilla che serve per rendere memorabile un lavoro che sì, prende con coraggio un’altra strada rispetto al passato e alla tendenza musicale dominante del momento, ma no, forse non è quella giusta. Peccato.

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