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Alexisonfire – Otherness

2022 - Dine Alone Records
post hardcore

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Tracklist

1. Committed To The Con
2. Sweet Dreams Of Otherness
3. Sans Soleil
4. Conditional Love
5. Blue Spade
6. Dark Night Of The Soul
7. Mistaken Information
8. Survivor’s Guilt
9. Reverse The Curse
10. World Stops Turning


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A tredici anni di distanza dall’ultimo album “Old Crows/Young Cardinals”, gli Alexisonfire rientrano in scena con un nuovo lavoro in studio intitolato “Otherness”. Uscito il 24 giugno scorso, è distribuito da Dine Alone Records, autoprodotto e mixato da Jonah Falco (Fucked Up, Career Suicide). Tra scioglimento, Covid, alcuni EP e progetti paralleli, vedi Dallas Green con City And Colour, Wade Mcneil con i Gallows e George Pettit con i Dead Tired, la band quest’anno compie pure vent’anni di carriera. Cosa c’è di meglio che regalarsi una nuova uscita discografica?

Avevamo lasciato “Old Crows/Young Cardinals” nel cassetto dei ricordi con molta malinconia e in effetti la sua chiusura Burial ci faceva presagire qualcosa. Dimentichiamoci i suoni sporchi di “Watch Out!” e “Crisis”, questo ritorno discografico è una continuazione di “Old Crows”, ma sbagliamo in principio a dire che siamo sulla stessa onda. Gli amici canadesi sono riusciti a ritrovarsi e dare vita ad un lavoro, sempre nel loro stile post-hardcore, che emana prima di tutto amore. L’amore per il proprio mestiere e soprattutto verso i propri compagni di avventura, diventati ormai come e più di una famiglia. Un amore assoluto anche verso l’alterità, concetto a loro caro, un amore che non chiede spiegazioni, che non chiede nulla in cambio. Un gruppo che fa del cameratismo il proprio concetto di unità nonostante lo scioglimento e i vari anni trascorsi distanti. Sì, è una dolce verità!

Finalmente c’è quel dolce amalgamarsi di suoni e e voci (non una ma ben tre, e una meglio dell’altra) registrato in traccia unica, a voler simboleggiare quanto avevano ancora da dirsi/ci. L’immediatezza e la costante ricerca di melodie vocali, insieme o separate, stanno a significare che finalmente hanno percepito le proprie enormi potenzialità. Soprattutto tutto gira attorno alla caldissima e delicata voce del chittarrista Dallas Green. Siamo di fronte ad un album più lento, ma più pesante, scritto nel tempo, col tempo e curato nei minimi dettagli. I fili musicali dei progetti alternativi di ogni membro si intrecciano negli Alexisonfire del 2022. Possiamo dire però che il sound e le ballad di City And Colour incidono maggiormente nella totalità dell’album.

L’ottima apertura Committed To The Con esalta già i tempi lenti e confusi dello stoner-rock con le linee di basso e chitarra stridenti, l’entrata della batteria di Jordan Hastings dona alla canzone quella botta che aspettavamo da tempo. Sweet Dreams Of Otherness è una sorta di track list dell’album, racchiude tutto ciò che i fan hanno imparato ad amare neI corso degli anni: chitarre luminose e vibranti con i vocalist che si danno il turno completandosi a vicenda. C’è lo stampo di Your Cardinals e Midnight Regulations, ma sembra che non sia passato del tempo tra il 2009 e oggi. La prossima è la canzone sicuramente più commovente dell’intero lavoro. Sans Soleil stupenda ballata che prende spunto dai City And Colour di D. Green con stupende armonie e un testo ricco di sentimento e speranza : “These Days Won’t Last / This Too Shall Pass / The Pain Won’t Linger On”, And Then It Says, “It’s Easier To Love Someone Else / Than It Is To Be Kind To Yourself “.

La lentezza si fa più estrema in Blue Spade, le influenze e sonorità dark à la Black Sabbath fanno da trono alle angeliche armonie di Green fino ad arrivare in un gospel di voci e chitarre che gemono sotto di lui. Il finale ci dà l’input per Dark Night Of The Soul molto simile come struttura e idea, iniziando con una voce a cappella fino ad esplodere in una carica martellante post-hardcore. Ora la psichedelia si fa sempre più importante. In Mistaken Information entrano in campo i synth con tempo lento a ballad, in Survivor’s Guilt i synth aprono la canzone rimanendo sul nostro pianeta fino ad ascendere in una landa astrale da qualche parte nelle profondità dell’universo e svenire dopo l’assolo di chitarra di Wade Mcneil. Pulizia e sporcizia del suono si trovano a meraviglia. Le atmosfere possono ricordare quelle dei film horror anni ’70/’80 di Carpenter o Argento.

Reverse The Curse inizialmente doveva far parte di “Old Crows/Young Cardinals”, ha spiegato la band per gli enormi riff presenti e finalmente ha trovato il suo degno posto in un album! Il disco va esaurendosi e ci fa capire che i nuovi Alexisonfire oltre a rinfrescare la nostra nostalgia post-hardcore, sono ormai arrivati alla massima maturità in cui il Rock lo fa da padrone. Questo è un lavoro che cattura l’attenzione in ogni momento, in ogni suono nascosto, e che tocca un terreno nuovo rispetto al passato. Qui si è spremuta anche l’ultima (sperando non ultimissima) goccia di ispirazione e potenziale e sono contento e onestissimo a dire che hanno superato tutte le aspettative.

Il vero fulcro di “Otherness” va oltre il talento insaziabile che trabocca in ogni dove nella famiglia Alexisonfire, è piuttosto la capacità di rimanere stilisticamente malleabili senza sacrificare il proprio carattere distintivo. Dai roventi momenti stoner rock ai groove colossali, ai revival metal anni ‘70, alle atmosfere industriali elettroniche anni ‘80, nessun momento viene qui sprecato e l’album mostra davvero l’amore scrupoloso e la cura dei dettagli. Riassumendo con le parole di Mcneil: “La cosa più strana al mondo per noi, è la normalità”.

Disco da ascoltare e riascoltare, magari in spiaggia in una serata di pioggia, sperando non arrivi un uragano.

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