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Dead Voices On Air – Abrader Redux

2022 - Cold Spring
industrial / ambient

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Tracklist

1. Concretion
2. Vaerglas
3. Hafted Maul
4. Papa Papa Rovers (ft. cEvin Key)
5. Honour Boe (ft. cEvin Key)
6. Water Waetr
7. Gassbag


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Dead Voices On Air nasce da una suggestione di Guglielmo Marconi, il quale ipotizzava che una voce diffusa nell’etere non svanisca ma semplicemente non sia più ascoltabile dall’orecchio umano, quindi con gli adeguati strumenti sarebbe possibile ascoltare la voce di gente ormai morta. Mark Spybey non vuole caricare di ulteriori significati l’etichetta data alla sua creatura, che anzi un po’ la rimpiange perché a suo dire creerebbe inesistenti aspettative goth. Volendo comunque forzare, si ha la sensazione che la sua musica, anzi “non-musica” come la definisce con una certa onestà intellettuale, sia espressione altrimenti non codificabile di sentimenti arcani che altrimenti non troverebbero una forma concreta.

Parliamo di quanto più di lontano ci possa essere dal concetto di orecchiabilità: Spybey, batterista di formazione, pratica una forma avanguardistica e sperimentale di industrial, impropriamente definibile come dark ambient per l’effetto finale, nella pratica radicata in una tradizione di avvicinamento tra il rumore e la musica che nasce dal krautrock dei Can (sua folgorazione giovanile) e passa da 3 anni di militanza per i Zoviet France, una delle espressioni più note di questa “nicchia della nicchia” di forte sperimentazione sonora fatta di strumenti giocattolo, percussioni improvvisate con qualunque oggetto a portata di mano e bordoni campionati di 10-15 minuti. Poco dopo l’esperienza coi Zoviet France, Spybey decide di trasferirsi dallo Yorkshire in Canada ed è qui che nasce il suo primo lavoro solista, “Abrader”, che oggi vede a quasi trent’anni dalla pubblicazione una terza ristampa con ulteriore integrazione di tracce rimaste fuori dalla prima selezione.

La cassetta originale, composta dalle prime 3 tracce, risulta fedele alle aspettative date dal titolo. Concretion è un trionfo di sovraincisioni di 16 minuti, metonimia di un macchinario che si accende e arriva alla massima potenza per poi spegnersi. Nella prima ristampa del 2009 trovano spazio i featuring con un’importante mecenate di Spybey nella sua trasferta canadese, cEvin Key degli Skinny Puppy, i quali all’epoca di “Abrader” rappresentavano la massima autorità in ambito industrial nel paese della foglia d’acero. Key, che condivide la formazione percussiva, aveva già dato una mano alla produzione del disco, nelle due tracce aggiuntive registra parti con moog e suonando barili: il risultato finale son due tracce percussive e vivaci, forse troppo per andare a braccetto con Abrader, ma apprezzabili per le scelte sonore: difficile ascoltare riff di sega su legno più azzeccati di quelli che concludono la suite Honour Boe

Infine, veniamo ad oggi coi due brani finora inediti di “Abrader Redux“, i quali come per il più popolare redux cinematografico non intaccano il senso dell’opera e si limitano a disegnarne ulteriori sfumature. Water Waetr ci porta ad ascoltare i rumori di “Abrader”,  sott’acqua, con rallentamenti a go-go atti a suggerire l’ovattamento liquido. Gassbag richiama le suggestioni tedesche nel bagaglio di Spybey, con 6 minuti di sintetizzatore che potrebbero star bene in un disco dei Popol Vuh. Brani rimasti fuori dalla release originale probabilmente perché non abbastanza spigolosi, o per non allungare troppo la prima uscita.

Di certo Spybey non ha bisogno di ristampe per farsi vivo: Dead Voices On Air è diventato negli ultimi anni un gruppo in piena regola e intercontinentale, con collaboratori in Russia e Argentina, e sforna ogni anno diversi dischi autoprodotti e non, con varietà di generi: solo negli ultimi due mesi sono usciti il melodico  “Semple Soma Waal”, dove Sypbey si cimenta in raga indiani commistionati all’elettronica, e una settimana dopo “Abrader Redux“, il più similare “Wass” che ne eredita la rumorosa cacofonia.

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