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Culto Negro – La Noche Oscura Del Alma

2022 - Godz Ov War
black speed metal

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Tracklist

1. Espectro Lunar (Intro)
2. Desdoble
3. El Quinto Angulo
4. Verso Adivinado
5. Navajas, Cadenas y Espejos
6. Rojo Siniestro
7. Caos o Cosmos
8. Salvajes Destructores
9. Violencia Psicoactiva
10. La Larga Marcha
11. Desterrando a los Oscurantistas (Hermetica cover)


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Un apparente paradosso del metallo e in particolar modo dei suoi derivati sta nel fatto che per quanto più i sottogeneri sono cronicamente lontani dal mainstream, tanto più capillarmente la diffusione di tale musica e della corrispondente controcultura attraversa in modo omogeneo l’intero globo, costruendo solide nicchie nei territori più improbabili. E tali nicchie raggiungono con una certa facilità la fama internazionale, che il punto di partenza sia il Botswana (la scena heavy guidata dai mitologici Overthrust è ormai materia da documentario) oppure Bitonto. Il Sudamerica, al netto dei ben noti e sdoganati Sepultura, pullula di esperienze di questo tipo, sarà per la predisposizione tradizionale a superstizione e misticismo che facilmente va a nozze con atmosfere cupe.

Nell’oscurità navigano con disinvoltura i Culto Negro, direttamente dall’hinterland di San José, la capitale del Costa Rica, che si innestano in un filone di formazioni che mettono insieme due dei sottogeneri più estremi, dando vita al black speed metal, o “Absimal Speed Metal” (speed metal degli abissi) dal titolo del loro principale EP datato 2016. Ci son voluti 8 anni di carriera in tutto per arrivare al primo long playing “La Noche Oscura del Alma“: “La notte oscura dell’anima” rappresenta uno stato di assoluto smarrimento e sfiducia, un po’ come la selva oscura di dantesca memoria, il momento in cui si tocca il fondo prima di risalire la china e rinascere spiritualmente.

Il titolo è di quelli che si prestano al concept, e difatti il disco lo è: l’inquietudine, che parte come contingente per poi virare negli ultimi pezzi sull’esistenzialista, è una presenza costante nelle liriche e di rinascita non si vede nemmeno l’ombra. La vena black è rigorosa verso la tradizione e viene fuori soprattutto nei testi che pullulano di streghe, lune insanguinate, eoni ( ciao Richard!), testi resi un po’ più freschi dal pesante uso di delay vocali e, come avrete intuito, dal cantato in lingua spagnola, che dà al loro speed metal un tocco più ‘arrembante’. 

Tuttavia la freschezza svanisce presto. Sarà per la rigorosità stilistica verso gli anni ’80 al limite della tribute band, sarà per la batteria un po’ troppo quadrata al confronto coi virtuosismi del resto dei musicisti ( menzione speciale per il bassista AntiChristopher, data l’illuminata scelta del nome d’arte), il disco annoia abbastanza in fretta i meno appassionati del genere: gli altri saranno ben contenti di versare 6,66 euro (e ti pareva!) per ottenere la copia digitale del disco. 

Si fa fatica a tenere in testa almeno un pezzo, o un passaggio. Giusto all’ultima traccia si nota un cambio di registro, e infatti è una cover dei leggendari Hermetica, alfieri del thrash metal in Argentina a inizio anni ’90. Desterrando a los Oscurantistas è un anthem politico, che risente del clima caldo contro i militari in quegli anni, ed è in continuità coi momenti migliori dei Culto Negro su questo disco e sui precedenti EP, i precedentemente citati passaggi più esistenzialisti, quando mettono da parte le fantasie iperuranee per vomitare angoscia verso la claustrofobica modernità turbocapitalista, come avviene in Violencia Psicoactiva.

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