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Beatings Are In The Body – Beatings Are In The Body

2023 - jazz / songwriting
For The Living And The Dead

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Tracklist

1. Blurry
2. Triploop
3. Like A Dipness/ Let Go
4. Cottage Rounds
5. Rhiza
6. Rainbow
7. Unfetter
8. 5.5 Prayer/Tree
9. Her Hands
10. Mermaid
11. Dog Moon
12. I Don't Want What She Has


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Non sono nella testa, ma nel corpo le percosse, i battiti, i tumulti che agitano e tengono in vita le nostre fibre nervose. 

I Beatings Are In The Body, con il loro omonimo album di debutto, prodotto dalla label For The Living And The Dead, instaurano un patto per un sound profondamente poetico e indipendente, passando liberamente da improvvisazioni acustiche ed elaborate elettronicamente a composizioni di poesie contemporanee.

Il trio elettroacustico di Vancouver è composto da Erika Angell (voce), Róisín Adams (piano) e Peggy Lee (violoncello). La band si nutre di un progetto potente ed enigmatico, dando libero spazio a tutte le tre attuali figure di spicco della musica sperimentale canadese: la pianista, compositrice e improvvisatrice di Vancouver Róisin Adams (degli Hildegard’s Ghost), la cantante e compositrice sperimentale di Montréal Erika Angell (già membro dei Thus Owls), e la compagna di Vancouver Peggy Lee, rinomata violoncellista, compositrice e improvvisatrice. C’è una dimensione dal tono grezzo ma al contempo “volatile” nella idea di jazz della band canadese. Una lente di ingrandimento agisce sui ricordi e su come il dolore che scaturisce da questi sia in grado di generare uno spettro di emozioni immagazzinate e trasportate quotidianamente dai nostri corpi fisici. Un risoluto full-lenght di debutto quello dei Beatings Are In The Body, che contiene spaccature oscure tra la tradizione acustica, la poesia e l’assoluta astrazione dell’improvvisazione sperimentale.

Blurry è un brano di apertura etereo, asincrono, quasi raccontato in simultanea rispetto all’andamento delle note. La delicata voce femminile corre lungo una strada solitaria, mentre il violoncello prova ad inseguirla tra le linee di un percorso astratto. “A velvet promise interupts/Ascending from a sound”.  Tripoloop è quella track sperimentale dove l’elettronica si diverte a stuzzicare la dimensione acustica. Il canto si fa disturbante, rumoroso, ad imitare i fastidi che minacciano tutti i giorni il nostro ascolto. Quasi stridente è la combinazione di voce e musica. 

Rainbow, un trionfo di struggenti archi e profondità sonore. “I don’t think about space no more. Everything goes and I’m a rainbow”. Il canto femminile si fa sussurro, eco generato dal delicato piano wurlitzer. La sostanza approda al processo di sublimazione, lasciando la terra per arrivare a fondersi con l’atmosfera. Mermaid, una romantica e solitaria sirena. “This is what I am I say. This is where I come from”. Il piano si muove in circolo attorno al canto dai toni di un monologo. I Don’t Want What She Has, le contraddizioni del sentimento amoroso chiudono l’album con toni maliconici e profondamente riflessivi. Il viloloncello introspettivo accompagna la confessione canora.

Il titolo dell’album “Beatings Are In The Body”, nonché il nome della stessa band, sono stati coniati dalla poetessa canadese Meaghan McAneeley, che ha curato anche la grafica e il design di questo innovativo progetto discografico. L’improvvisazione è la caratteristica principale di un lavoro indipendente che può sembrare anche popolare. Nella cover trionfo delle tonalità calde del blu e del rosso, sono disegnate le fragili e intricate linee delle sensazioni interne. Quelle spesso soffocate che, seppur inespresse, danzano in un perenne movimento all’interno del nostro corpo.

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