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Hidden Tracks

HIDDEN TRACKS #27: The Poison Arrows, Lifeguard, Superbloom, The Veldt, GELD, Legss, Rana, Body Of Light, Persekutor

Hidden Tracks 26

Quanti brani ogni giorno, ogni settimana, ogni mese vengono pubblicati, ascoltati distrattamente e poi finiscono sepolti sotto un mare di altre uscite, a sgomitare per emergere e troppe volte divorati da pesci più grossi e più importanti? Questa è una delle tante domande esistenziali che ci poniamo ogni giorno in redazione, e a cui dopo alcuni tentennamenti e tentativi falliti abbiamo cercato di formulare una risposta.

Hidden Tracks vi accompagnerà periodicamente con i nostri brevi consigli riguardanti alcuni brani pubblicati in queste settimane e che riteniamo interessanti. Progetti da tenere d’occhio, di cui forse sentirete parlare nei prossimi tempi, provenienti in tutti i casi da quell’universo sommerso che più ci sta a cuore e che pensiamo sia giusto e stimolante seguire dal principio. In poche parole, la musica di cui non tutti parlano.

The Poison Arrows – Mercurial Moments Erased

Non servono neanche 5 secondi di Mercurial Moments Erased per capire che The Poison Arrows arrivano da Chicago. Il trittico magico chitarra-basso-batteria controtempo e traccheggiante trasuda math rock da ogni poro. La voce trascinata tradisce una goccia di nevrastenia a stento trattenuta. Quando il basso si ritrova da solo poi giganteggia. A suonarlo, d’altronde, è Patrick Morris, colui che assieme a Damon Che amministrava la primissima sezione ritmica dei Don Caballero. Tutto chiaro, no? Il brano è il primo estratto da “Crime And Soda“, quinto album del trio, in uscita a giugno per Solid Brass Records, e se già un singolo ha ‘sta potenza…

Lifeguard – 17-18 Lovesong

Credit: Mariana Belaval

Se guardiamo a tutti i nuovi artisti in uscita oggi paiono essere pronti da anni a finire davanti a un obiettivo, perfetti come sono e pertanto, molto spesso, innocui e questo in determinati contesti è fonte di noia. I Lifeguard non fanno parte di questo insieme e, come nella migliore tradizione “indie” americana (quella dei decenni ’80 e ’90) lasciano parlare gli strumenti. A luglio hanno in programma di far uscire “Crowd Can Talk / Dressed in Trenches“, album che null’altro è che la crasi di due EP, per Matador (e riecco la tradizione indie) e da lì tirano fuori questa 17-18 Lovesong, un brano imbevuto di nervosismo si direbbe adolescenziale, quattro minuti e rotti di suoni sospesi, chitarre gaze che diventano stiletti, sezione ritmica roboante e linee vocali ciondolanti e grondanti spleen. Il video, poi, è di una bruttezza unica. Promossi a pieni voti, si diceva un tempo.

Superbloom – Tiny Bodyguard

Photo: Nia Garza

Un paio d’anni fa eravamo impazziti su “Pollen“, debutto sulla lunga distanza dei Superbloom e siamo ancora qui a dar di matto. Il quartetto di Brooklyn non è cambiato di una virgola ed è sufficiente ascoltare Tiny Bodyguard, estratto dal nuovo EP “Life’s A Blur” in uscita a giugno, per rendersene conto. Anni ’90 come piovesse, ballad elettrificata e malinconica, sacrificata sull’altare sia dei Pavement che degli eterni rivali Smashing Pumpkins.

The Veldt – The Everlasting Gobstopper

Sì, The Veldt sono proprio quei The Veldt campioni dello shoegaze dello scorso millennio e no, non stiamo giocando sporco. Facciamo ordine: sono gli anni ’80 e la band dei fratelli Chavis è appena stata in tour coi Cocteau Twins e Robin Guthrie ne rimase tanto colpito da volerli produrre. Un gran bel colpo, non c’è che dire. Peccato che quello che avrebbe dovuto essere il debutto della band fu chiuso in un cassetto da Capital Records. A The Veldt andò comunque benone con “Afrodisiac“, divenuto pietra miliare per moltissimi artisti. Dopo 34 anni però è ora di aprire quel cassetto. “Illuminated 1989” rinascerà in autunno grazie a Disc Drive e 5BC Records, Guthrie ci ha rimesso mano e The Everlasting Gobstopper è il singolo perfetto: etereo, sospeso nel liquido amniotico della lentezza scintillante, shoegaze di altissimo livello. Amarezza allo stato puro.

GELD – The Fix Is In

Photo By ​​Anita Shao

Australia, terra di ragni grandi come cani di grossa taglia e scene musicali mostruosamente pazze. Che si parli di noise rock, post punk o chissà che altro (senza tirare in ballo per forza Nick Cave, che comunque ne fu membro di punta) la grande isola ci dà la certezza di partorire furia e malanno. Non fanno eccezione i GELD. Su The Fix Is In tirano mazzate alla cieca su un tiro motorik che spazza l’emisfero, le grida (che sembrano filtrate da uno straccio imbevuto di benzina) carteggiano tutto, i chitarroni acidi fanno il resto. Certifica Relapse Records, che di violenza ne sa qualcosa, che pubblicherà il nuovo album dei ragazzoni di Melbourne “Currency//Castration” proprio il mese prossimo.

Legss – Fester

Photo: The Reids

È veramente dura tenere testa a tutte le uscite discografiche che provengono dalla Terra d’Albione, in questi ultimi anni baciata da una vitalità artistica che riporta la mente ad epoche dorate. Vogliono dire la loro anche i londinesi Legss, pronti a tornare con un nuovo Ep, il terzo, intitolato “Fester” e in uscita il prossimo 9 giugno su The State 51 Conspiracy. Più che sull’ormai noto post-punk copia-incolla cui siamo ormai abituati e assuefatti, i nostri sono dalle parti di un art-rock che pesca qui e là, dal post-rock all’emo fino al noise rock. C’è un po’ di tutto questo nell’interessantissima title-track, in cui spicca la cantilena carismatica del cantante Ned Green. Bene così, li aspettiamo speranzosi.

Rană – Richtfeuer

Sta arrivando l’estate, anzi di fatto è già arrivata, e la voglia di musica per accompagnare queste giornate afose e assolate cresce a dismisura. Dalle nostre parti però non si tratta di pop da classifica, pop-punk adolescenziale o orrendo reggaeton (queste cose lo ascoltiamo di nascosto, state calmi), ma del black metal sofisticato e atmosferico dei tedeschi Rană, che a metà giugno torneranno sugli scaffali con il nuovo album “Richtfeuer” (via Breath Sun Bone Blood), quattro brani, ognuno della durata di più di dieci minuti, che veleggiano in un mare di disperazione, urla belluine e momenti di depressione doom. La lunga title-track, costellata di momenti di pura violenza come si confà, vi terrà compagna per il tempo di un aperitivo al veleno, come piace a noi.

Body Of Light – Bitter Reflection

Photo: Travis Waddel

Appello a voi inguaribili romanticoni nostalgici degli anni ’80: non perdetevi “Bitter Reflection” dei Body Of Light, in uscita il 30 giugno su Dais Records. I fratelli Alex e Andrew Jarson vengono da Tempe, Arizona e devono esserci rimasti sotto con il synth-pop più zuccheroso del decennio più bello e sintetico (vi sento dire “troppo noi“). Tra Duran Duran, Spandau Ballett, i primi Depeche Mode, chi più ne ha più ne metta, qui c’è tutto per mettersi a ballicchiare piangendo nel salotto di casa mentre fuori tutto crolla inesorabilmente. Anche qui, è un caso ve lo giuro, c’è la title-track a fare da esempio per un disco che si prospetta meravigliosamente fuori dal tempo. Nel video che accompagna il brano c’è perfino James Duval, che faceva Frank, il coniglio gigante, in Donnie Darko. Non so più cos’altro dovrei dirvi.

Persekutor – Snow Business

Photo: Carmen Monoxide

Qui, ragazzi miei, c’è poco da dire: Vlad the Inhaler, Inverted Chris, Blake Meahl, Adam Hell Murray, Tyler Meahl sono i Persekutor, band romeno-californiana, e fanno ice metal, che altro non è che un mix non richiesto di black-metal primordiale, hard rock del più sguaiato e attitudine est-europea. Insomma, una tamarrata di cui molti non sentiranno la necessità, ma che farà piacere annoverare tra gli ascolti più squisitamente inutili ma al tempo stesso irrinunciabili dell’anno. Il 23 giugno su Blues Funeral Recordings esce “Snow Business” e questo è il video della, sì ovvio, title-track.

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