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Teeth of The Sea – Hive

2023 - Rocket Recordings
psych rock / experimental

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Tracklist

1. Artemis
2. Get With The Program
3. Butterfly House
4. Liminal Kin
5. AEther
6. Megafragma
7. Powerhorse
8. Apollo


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Una goccia che cade a intervalli regolari sulla superficie di uno specchio d’acqua. Così inizia il nuovo disco dei Teeth of The Sea.

Capita che a volte non si trovino le parole per descrivere e raccontare un album, perché non ci piace o semplicemente perché non ha nulla da dire. Non sarà questo il caso perché del nuovo lavoro della band di Jimmy Martin, Mat Colegate, Mike Bourne e Sam Barton, in tutta sincerità me ne starei a parlarvene per ore.

Per ore magari vi annoierei e allora facciamo solo per la durata di una piacevole chiacchierata davanti a una bevanda calda. Sì, calda perché finalmente sembra essere arrivato l’autunno e a me gustare un buon tè guardando le foglie degli alberi che iniziano a cadere, la fuori, piace molto.

Dal precedente“Wrait” del 2019 sono passati ormai 4 anni, ma lo stato di salute della band londinese appare in forma a dir poco euforica. Sonorità psichedelico-sintetiche e sperimentazioni math-rock tornano a correre a vele spiegate su paesaggi stilizzati in stile Tron. (e chi si ricorda il film stracult degli anni ‘80 alzi pure la mano!). Nei primi tre pezzi dell’album c’è già tutto.

Artemis, Get With The Program e Butterfly House, una dopo l’altra sono già perfetta sintesi dell’essenza stessa del disco. Moduli spaziali che emergono dietro orizzonti lunari, loop digital-minimali tecnologici che straripano da schede fortran abbandonate e retro melodie italo-disco che fanno capolino su basi techno-ambient orecchiabili e senza tempo per un disco ispirato da un racconto di Frank Herbert (da qui l’immagine di copertina) e che vede al suo interno alcune tracce nate per la colonna sonora di un documentario sugli sbarchi del lander Apollo sulla Luna.

Se volete vado avanti, ma a mio avviso mi sembra che già così ce ne possa essere già abbastanza di sostanza. E invece nulla, Liminal Kin prima e Aether a seguire poi, senza ne ritegno, nè vergogna, aggiungono ulteriore qualità al tutto. Sfacciataggine pura.

Se fin qui curiosità e attenzione sono state catturate è però sulla successiva Megafragma, singolone apripista dell’album, che mi rendo conto di aver istintivamente alzato il livello del volume di svariate tacche. 9 minuti di intenso trip fottuto lisergico-rock che mi annebbiano la vista. Sto bene. Mi sento bene e non mi frega più niente di niente. Al termine di questi 540 siderali secondi la gravità mi riporta sulla superficie del nostro amato pianeta e non nascondo di esserne un po’ dispiaciuto. Ci stavo bene.
Apollo, ultima traccia dell’album, ci porta a conclusione di questo splendido ed etereo viaggio oltre l’infinito e oltre.

Con “Hive” i Teeth of The Sea ci regalano un album che forse non sarà il loro migliore, ma senza dubbio riesce a lasciare il segno. Il tè nella tazza è terminato, ma la voglia che avrei di continuare a parlarvi di questo disco rimane elevata. Spero, nel mentre, di non avervi annoiato.

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