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Kim Gordon – The Collective

2024 - Matador Records
dub / elettronica / noise

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Tracklist

1. BYE BYE
2. The Candy House
3. I Don't Miss My Mind
4. I'm A Man
5. Trophies
6. It's Dark Inside
7. Psychedelic Orgasm
8. Tree House
9. Shelf Warmer
10. The Believers
11. Dream Dollar


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Cosa ne è della Kim Gordon regina del punk che faceva la storia del rock-noise dagli anni ‘80? A parere mio negli anni è musicalmente cambiata molto e questo non a tutti è piaciuto. In molti si sono aspettati che rimanesse la stessa con cui sono cresciuti musicalmente e non solo, e invece no, è successo che ha potuto trovare una strada personale e lungo questo tragitto la musica era cambiata. Non sono una nostalgica, perciò per me questo è più che normale ed anzi mi fa piacere vedere quanta passione ed amore un musicista abbia per quello che fa.

In “The Collective“, il suo nuovo album solista che prosegue il sodalizio con il produttore Justin Raisen (Lil Yachty, John Cale, Yeah Yeah Yeahs, Charli XCX, Yves Tumor), non mancano le influenze dubstep e nemmeno quelle trap, il noise è divenuto elettro, il suono è algido, acido e brutale ma la nostra Kim interpreta e si insinua negli arrangiamenti come avrebbe normalmente fatto coi suoi Sonic Youth, ormai molto tempo fa. È un prodotto non tanto pop che ci trascina in un ascolto dalle sonorità techno ed industrial molto consistenti. Il noise si propone in diversi ruoli, tutti disturbanti.

In I’m a Man sembra di essere prima torturati da un phon e poi buttati in un tritacarne, Kim Gordon ribadisce “sono un uomo” come un mantra, è ossessivo, pesante, insopportabile quanto il patriarcato, un pezzo più che riuscito. Sul finale di Trophies mi rendo conto della bellezza degli effetti vocali utilizzati che fanno della voce uno strumento potente e percussivo.

Se con BYE BYE ci si era trovati di fronte ad un inizio (diciamo) soft questo “The Collective” più va avanti e più diventa disturbante. Il noise, sempre più saturo, si muove tra chitarre distorte, improvvisazione su corde e rumori bianchi che si sovrappongono fino alla noia. Non esiste un momento di silenzio in questo album, giungendo fino al power-noise più aggressivo possibile ed inascoltabile, giusto per gradire, ed io ho gradito parecchio.

Arrivati alla fine la soddisfazione è tanta, The Believers è un pezzo molto vario, intenso ed interessante della durata di quasi 5 minuti, l’unica traccia “lunga” dell’album, e perché lo metto tra virgolette? Perché fino a qualche anno fa sarebbe stata la durata media di un pezzo Rock, ma come vi dicevo Kim Gordon sa benissimo che la musica è cambiata e probabilmente sa anche che ormai si passa prima dai social network, e dunque con la sua solita intelligenza è riuscita a condensare il suo nuovo essere in brevi tracce che sfiorano i 3 minuti o li superano di poco, arrivando solo altre due volte a sforare di pochi secondi i 4 minuti.

Il disco chiude con un brano principalmente elettro-punk, e poi? Poi si può anche ricominciare a massacrare le proprie orecchie con questo breve ma al tempo stesso lungo e intenso “The Collective“.

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