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Miura – 3

2009 - Prismopaco
rock/alternative

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Tracklist

1. Io, Nella Capsula Del Tempo
2. Normale
3. Malati Sani
4. Andiamoci Piano Con Le Emozioni
5. Underworld
6. Nulla E’ Inutile
7. Non Vado Forte
8. Il Solista
9. Giuda
10. Stimola
11. Stalker

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Devo essere sincero, ho atteso con trepidazione questo nuovo lavoro dei Miura, una delle poche band che negli ultimi anni ho associato alle parole veri e genuini. Certo le loro disavventure di vita hanno forse contribuito a farmeli rendere più simpatici o forse è solo il fatto che quando una band è poco conosciuta (purtroppo, dico io) e tu ne sei un fan la senti più “tua”.

Dicevo di aver atteso questo secondo album e di essere stato spiazzato dal contenuto. La mia sincerità mi porta anche a dire che il singolo “Normale”, accompagnato da un interessante video, non mi aveva intesusiasmato molto. Mancavano quelle chitarre, così presenti nei due precedenti lavori. La presenza di Killa, il chitarrista, sembrava in ombra. Ebbene, ora, dopo un mese di ascolto, devo ricredermi e senza smentite di sorta affermare che “3” è il lavoro migliore dei Miura. Se il primo disco “In testa” viveva ancora con lo spettro dei Timoria dietro di sè e il secondo “Croci”, prodotto con la supervisione di Giorgio Canali ne era la sua prosecuzione, con il nuovo cantante Max Tordini alla sua prima prova, questo terzo disco dimostra il coraggio e bravura della creatura di Diego Galeri.

La copertina, raffigurante le rotaie di un metrò con il gioco di luci che sembrano andare in tutte le direzioni, sembra rappresentare benissimo la musica contenuta nel nuovo lavoro. Se alcune tracce della seconda parte dell’album, quelle più propriamente rock, come “Non vado forte, Il solista” (dedicata al famoso bandito milanese Luciano Lutring detto il “solista del mitra”) e “Stimola” sono riconducibili musicalmente ai primi due lavori, il resto dell’album si confronta con una liquidità e psichedelia che con gli ascolti ti penetrano a fondo.

Esempio lampante del nuovo corso della band è la finale “Stalker”, strumentale di quasi sei minuti, canzone aperta e sperimentale. La mano del produttore Giacomo Fiorenza (già al lavoro con Giardini di Mirò, Moltheni,Yuppie flu e Benvegnù tra gli altri) si fa sentire e il suo apporto come musicista pure. L’iniziale “Io, nella capsula del tempo” è un bell’esempio della nuova musicalità della band, canzone fluida con la buona prova vocale di Tordini e un testo, come gli altri, mai banale ma ricchi di imput per riflettere sul proprio e altrui stato di esistenza. Tordini si dimostra un buon cantante sia nelle parti più recitative (“Underworld”, può ricordare i Massimo Volume) come in quelle più urlate come nel ritornello di “Andiamoci piano con le emozioni”. Galeri (buono ed impeccabile il suo lavoro alla batteria e ai testi, per metà opera sua) e Killa mettono da parte l’irruenza rock per costruire trame più fluide e rarefatte.

Un disco che al primo ascolto potrebbe sembrare freddo, ma che con il tempo ingloba calore. Un disco dallo spirito libero, aperto a più soluzioni e direzioni. Quali saranno, lo scopriremo sicuramente nel prossimo disco, per ora continuo ad ascoltare questo lavoro che mi stupisce sempre di più.

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