Brandon vive a New York e lavora per una grande multinazionale. Sembra una persona di successo e felice ma nasconde un segreto; ha sviluppato una seria dipendenza dal sesso che gli impedisce di avere una vita relazionale gratificante. Tutto pare comunque procedere normalmente sino a quando non arriva nella sua casa sua sorella Sissy desiderosa di ricevere ospitalità e aiuto.
Il film di McQueen esplora una condizione molto particolare dell’animo umano: la difficoltà di rendersi conto di quando un atteggiamento apparentemente visto come sano e normale, le abitudini sessuali, diventi una dipendenza impossibile da dominare e domare. Michal Fassbender proprio con l’aiuto del regista McQueen, qua insieme per la loro seconda prova dopo Hunger (id., 2008) riguardante il trattamento subito dai terroristi dell’Ira, riesce a descrivere perfettamente le inquietudini urbane di un solitario agente di borsa. Veloce a chiudere i contratti quanto inadatto ad avere una vita di coppia o affettiva. Fra spostamenti per mezzo della metro di New York, vero luogo di isolamento forzato e ravvicinato delle persone disperse nella grande città. Brandon si dimostra al tempo stesso altrettanto inadatto per domandare una qualunque forma di aiuto, pur essendo al tempo stesso sempre freddo, impassibile e consapevole del suo problema, la dipendenza da sesso in ogni forma e grado, ma desideroso di rimanere comunque solo, capace nel mantenere a debita distanza anche sua sorella Sissy, carica di altrettanti problemi esattamente come lui e interpretata in maniera altrettanto efficace da Carey Mulligan, già vista lo scorso anno in Drive (id., 2011). Il tutto in un clima costituito da atmosfere cupe e metropolitane, con una luce perennemente filtrata oppure assente.
Se siete appassionati di storie riguardanti i rapporti umani, se così si possono definire, e la difficoltà nell’intrecciarli questo è il film che fa per voi.
a cura di Ciro Andreotti
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