Leo è un diciassettenne trasferitosi con la famiglia da Roma a Torino, frequenta la terza Liceo e ama segretamente Beatrice, una ragazza che frequenta un’altra classe della sua stessa scuola. Al tempo stesso nella classe di Leo arriva un nuovo docente di letteratura e filosofia, capace di catturare l’attenzione dei ragazzi della classe, ma non quella di Leo, troppo intento a pensare ad altro.
Molta musica giovanile e molta banalizzazione attorno a un romanzo evento come quello del professor D’Avenia, qui anche nel ruolo di co-sceneggiatore capace di concedere al quasi ventenne Filippo Scicchitano il privilegio meritato di assumere le sembianze del protagonista di una storia che sulla carta stampata è valsa allo stesso docente di diventare il caso letterario dell’anno, ma che sul grande schermo, complice una serie caratterizzazioni dei personaggi particolarmente infelice, non riesce a catturare l’attenzione del pubblico con la medesima efficacia. Unici a salvarsi lo stesso Scicchitano che dopo due prove cinematografiche e soprattutto dopo l’esordio con Scialla (pellicola del 2011 diretta da Francesco Bruni) riesce nel non facile tentativo di superarsi, aggiungendo una ennesima ottima prova a una carriera ampiamente ancora in rampa di lancio; e Luca Argentero, cui il Varesino Campiotti dona un ruolo intrigante: quello del professore “sognatore”, come risultava dalle pagine del romanzo. Per il resto una pellicola che si perde e disperde nel mondo dei film giovanili e giovanilistici, per non avere la maturità di scegliere un registro: un po’commedia e un po’drammatico, fra una storia di amore adolescenziale e una tragedia sempre in chiave molto lieve come un pezzo dei Modà.
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