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King Gizzard And Lizard Wizard – Nonagon Infinity

2016 - ATO Records
experimental / rock

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Tracklist

1. Robot Stop
2. Big Fig Wasp
3. Gamma Knife
4. People-Vultures
5. Mr. Beat
6. Evil Death Roll
7. Invisible Face
8. Wah Wah
9. Road Train

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Ancora King Gizzard And Lizard Wizard. Ad un anno dalle ultime due produzioni discografiche, il settetto australiano è tornato per l’ottavo disco in sei anni di attività: dire prolifici è quasi riduttivo. Dopo il percorso sperimentale nella musica psichedelica, terminato con i suoni floreali e melliflui di “Paper Mâché Dream Balloon”, Stu Mackenzie aveva preannunciato qualcosa di ancora più innovativo rispetto alla blandizie del passato: con espressioni sibilline, aveva parlato di ispirazione speed metal e loop infiniti. Ed era tutto vero.

“Nonagon Infinity” è un ennagono immaginario, contiene tante tracce quanti sono i lati e i vertici della figura e l’immagine è azzeccatissima: non c’è soluzione di continuità fra un pezzo e l’altro, gli stacchi sono pressoché impercettibili e persino l’ultima nota coincide con la prima, a completamento di un vortice infinito. Un’idea folle, forse. O forse no, conoscendoli. Ripartono dalla strumentazione elettrica, dagli scenari fantascientifici, dall’idea di riff ripetuto come se non ci fosse un domani, da assalti alternative e farciture garage, da un pizzico di psichedelia sporca e acida e, per non tradire quanto detto da Mackenzie, il ritmo forsennato è tendenzialmente quello dello speed metal. Apre “Robot Stop”: brilla il riff, il ritmo incalza, timide coloriture orientaleggianti fanno da sfondo al brano che si collega alla corsa pazzesca di “Big Fig Wasp”, ideale soundtrack di un inseguimento in qualche poliziesco anni ottanta, fra urla e ritmi perennemente concitati. Si prosegue con le reminiscenze sabbathiane di “Gamma Knife” e l’umore scuro di “People Vultures”, ponte ideale verso il kraut demoniaco e macabro di “Mr. Beat”. L’ansiogena e lunghissima “Evil Death Roll” riprende il passo ansiogeno e il fluire impetuoso, nonostante la fase centrale offra continue divagazioni dal sapore prog, prima dell’ingresso delle percussioni tribali in “Invisible Face” e “Wah Wah”, impreziosita da un’atmosfera da rituale magico ancestrale. Finale metallico con “Road Train” e con l’attacco dell’opener “Robot Stop”.

Sono quarantuno minuti di magia nera e di frasi ripetute come mantra, di marce interminabili e brevissime pause, di corse a perdifiato e respiri affannosi, di vortici da cui lasciarsi risucchiare. “Nonagon Infinity” è arte per l’arte e musica per la musica, è un disco complesso che violenta e affascina, che regala sorrisi ed espressioni di stupore. I King Gizzard And Lizard Wizard, oggi, sono una band incredibilmente matura: forse lo erano già da un po’, ma sono cresciuti ancora, si sono superati. Hanno una personalità forte e tante idee. E, soprattutto, hanno confezionato un prodotto in lotta fra lucidità e irrazionale, ma che ambisce alle tradizionali classifiche di fine anno, perché – ci sbilanciamo – le merita davvero.

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