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Escape Room, di Adam Robitel

Escape Room

Scheda

USA, Sud Africa 2018 – thriller, horror – Durata: 100’
Titolo originale
: id
Regia: Adam Robitel
Soggetto: Bragi F. Schut
Sceneggiatura: Maria Melnik, Bragi F. Schut
Fotografia: Marc Spicer
Montaggio: Steve Mirkovich
Scenografia: Edward Thomas
Cast: Taylor Russell, Logan Miller, Deborah Ann Woll, Jay Ellis, Tyler Labine, Nik Dodani, Yorick van Wageningen
Suono: Sean McCormack (II)
Musiche: John Carey, Brian Tyler
Costumi: Reza Levy
Uscita: 14 marzo 2019
Distribuzione: Warner Bros.


A Chicago sei persone tra loro sconosciute: una studentessa universitaria, un agente di borsa, un camionista disoccupato, una ex militare, il magazziniere di un supermercato e un appassionato di giochi di ruolo, ricevono l’invito per partecipare al Minos Escape Room Facility, un gioco di società che prevede, tramite l’uso di logica e il ritrovamento d’indizi, di riuscire a fuggire da una stanza nella quale si è prigionieri e che in tal caso risulta fra le più inespugnabili. I sei iniziano a giocare ma immediatamente capiscono che il vero scopo del gioco è riuscire a sopravvivere.

Mutuando l’idea di SAW – L’Enigmista e aggiungendovi componenti essenziali di “The game” di David Fincher, e “Cube – Il cubo”, successo del 1997 firmato dall’Italo – canadese Vincenzo Natali, il regista americano Adam Robitel, anch’egli in perenne bilico fra horror e fantascienza, riesce nell’impresa di spaventare con un gioco di gruppo che va attualmente per la maggiore e nel quale solo la logica applicata al lavoro di squadra può portare alla fuga dall’Escape Room.

Nemmeno un premio finale di molte migliaia di dollari rappresenta però la componente principale di una serata trascorsa fra indizi e combinazioni da indovinare, perché per ognuno dei sei prigionieri presenti nulla è lasciato al caso e tutti riusciranno a capire immediatamente come ogni indizio disseminato lungo il percorso che li porterà a morte quasi certa è disegnato esattamente per loro. Il prodotto, per il quale è già in rampa di lancio un sequel introdotto da un finale aperto, funziona grazie a un ritmo serrato esattamente come le riprese claustrofobiche che lo contraddistinguono e non certo grazie all’abilità degli attori che svolgono semplicemente il loro compito senza particolari sussulti. Il tutto mentre l’epopea del sadico pupazzo sul triciclo Jigsaw, arrivata all’ottavo episodio, pare aver ormai esaurito una linfa vitale che progressivamente è andata affievolendosi ma che può essere prontamente sostituita da questa nuova possibile serie di film creata grazie a poche idee applicate ad un‘attenta visione dei classici del genere.

Piacerà molto a chi è legato ad un mondo del cinema horror sadico e da palpitazioni al cuore ultra veloci. Consigliamo di astenersi a tutti gli altri.

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