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Trivium – What The Dead Men Say

2020 - Roadrunner Records
heavy metal

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Tracklist

1. IX
2. What The Dead Men Say
3. Catastrophist
4. Amongst The Shadows & The Stones
5. Bleed Into Me
6. The Defiant
7. Sickness Unto Me
8. Scattering The Ashes
9. Bending The Arc To Fear
10. The Ones We Leave Behind


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Devo ammettere di essere rimasto piacevolmente sorpreso da questo “What The Dead Men Say”, nona fatica in studio targata Trivium. Tra alti e bassi la band di Matt Heafy è riuscita, nel corso di tanti anni di onesto lavoro, a imporsi come un marchio di qualità nel campo dell’heavy metal più melodico e accessibile. I punti di contatto con il death e il thrash, così come con certe sonorità dal gusto classico (riferibili quasi esclusivamente a un unico modello, ovvero i Metallica), non sono mai mancati.

In alcuni casi, però, gli ingredienti a disposizione del quartetto statunitense sono stati dosati malamente. Il risultato? Nella ricca discografia di queste eterne giovani promesse vi sono anche prove incolori o costruite in maniera un po’ troppo furbesca, strizzando vistosamente l’occhio alle tendenze più innocue e anonime. Una trappola in cui sono caduti tanti protagonisti della stagione metalcore di una decina di anni fa.

I piccoli fallimenti hanno permesso ai Trivium di maturare e ritagliarsi uno spazio tutto per loro, lontani dall’hype dilagante di cui godevano ai tempi in cui venivano ultra-pompati da una buona fetta della stampa di settore. Possiamo quindi considerare le dieci tracce di “What The Dead Men Say” il frutto del duro lavoro di una band che, pur non essendo mai esplosa davvero come auspicavano i tipi della Roadrunner, è finalmente riuscita a trovare la sua dimensione ideale.

Che poi è essenzialmente quella dell’heavy metal più onesto e genuino: classico nell’approccio, moderno nella forma. Senza strafare o uscire fuori dal seminato, i Trivium trattano il genere con gusto e rispetto: l’originalità latita, ma i pezzi girano talmente bene che neanche ci si pensa. Tra riff al cardiopalma, assoli micidiali e vagonate di melodie memorabili, i quarantasei minuti del disco volano via che è un piacere. I ritornelli della title track e di Catastrophist si stampano in testa sin dal primissimo ascolto, mentre il retrogusto eccessivamente pop dei refrain di Bleed Into Me e Scattering The Ashes lascia l’amaro in bocca.

Amongst The Shadows & The Stones e Bending The Arc To Fear sono macigni metalcore che, impreziositi da leggeri sentori death, faranno felici gli ascoltatori più giovani. I “vecchietti”, d’altro canto, potrebbero apprezzare le sfumature thrash e l’ottimo livello tecnico di Sickness Unto You e The Defiant. La chiusura di “What The Dead Men Say”, affidata alla super-epica The Ones We Leave Behind, non è solo una sagra del doppio pedale gentilmente offerta dal batterista Alex Bent: è la ciliegina sulla torta che quasi nessuno si aspettava. Un album poco impegnativo ma decisamente consigliato. 

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