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Old Man Gloom – Seminar VIII: Light Of Meaning

2020 - Profound Lore Records
post metal

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Tracklist

1. EMF
2. Wrath Of The Weary
3. True Volcano
4. Final Defeat
5. Calling You Home
6. By Love All Is Healed


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L’ostinata purezza dello sporco interiore, ovvero gli Old Man Gloom. “Seminar VIII: Light Of Meaning”, il primo album ad essere annunciato per questo infame 2020, il secondo a vedere la luce, sempre che di luce si possa parlare: difficile, abissale, intenso, ostile come non mai. Turner, Newton, Brodsky e Montano evocano ancora una volta il nome di Scofield in un cerchio magico di magnifica pesantezza, una scure che colpisce al volto. Il passato è un altare sacrificale, il presente una sottile lama d’acciaio che penetra tra le costole e senza accorgersene ci si ritrova stesi a guardare il nulla. 

All’ombra della perdita qualcosa riluce a distanza, uno screzio di rumore che si fa collante della tempesta di “Seminar IX” e da lì si evolve: EMF, Wrath Of The Weary e True Volcano sono nascosti dietro il taglio nella tela del noise, schizzi pollockiani post-core e lenti inabissamenti doom, come se fossero scampoli di qualcosa di più grande. Final Defeat è quel qualcosa, fatto di ipnotici e giganteschi riff, deliri acustici, voci che ora si dibattono e ora si rincorrono fino all’annichilimento finale. 

Il cuore si strugge infilzato nella matrice epica esposta ad un sole nero mentre una chitarra prende il volo su Calling You Home, su una preghiera di ritorno si dispiega sugli strumenti che incedono inesorabili verso astrazioni sciamaniche che sembra di sentire i Tool nei loro momenti più introspettivi e amari, fino a quei “I’m watching / I’m waiting / I’m calling / Calling you back home” così disperati, così terrificanti, così lontani forieri di lacrime che tagliano il viso lasciando cicatrici indelebili. Molto più terrena By Love All Is Healed, dalle tinte non meno fosche, quasi un rituale -core che gronda insanità, sangue e distorsione, grida sotterranee e crepitii alienanti, storture e denti che si spezzano sotto la pressione di mani invisibili. 

Un’ordalia di sentimenti allineati ad una mancanza che è solo illusione. Tocca ripeterlo: Caleb sarebbe fiero di loro. Ma lui è ancora qui, e si sente. Forte e chiaro.

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