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Havok – V

2020 - Century Media
thrash metal

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Tracklist

1. Post-Truth Era
2. Fear Campaign
3. Betrayed By Technology
4. Ritual Of The Mind
5. Interface With The Infinite
6. Dab Tsog
7. Phantom Force
8. Cosmetic Surgery
9. Panpsychism
10. Merchants Of Death
11. Don’t Do It


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Basta ascoltare i primissimi secondi di Post-Truth Era per capirlo: il sogno degli Havok è realizzare un “…And Justice For All” per il nuovo millennio. I riferimenti sono pure troppo palesi: l’apripista di “V” parte con una intro melodica e “capovolta” alla Blackened; Ritual Of The Mind, invece, inizia con un fade in caratterizzato da rullate e riff marziali, un po’ come ai suoi tempi faceva Eye Of The Beholder.

Il thrash metal progressivo e articolato dei Metallica di fine anni ’80 è però solo uno dei tanti ingredienti alla base del quinto album della band statunitense. Per loro fortuna, gli Havok possono contare su carattere e personalità: se avessero deciso di ricopiare in tutto e per tutto il classico di Hetfield e compagni, d’altronde, avrebbero fatto sparire dal mix il contributo del bassista Brandon Bruce.

E invece le sue quattro corde sono sempre in primo piano: un suono potente, distinto e pulito che esalta l’ottimo lavoro svolto in fase di produzione dall’esperto Mark Lewis (già al fianco di The Black Dahlia Murder e Cannibal Corpse).

Le tracce “metalliche” presenti nel codice genetico del quartetto del Colorado subiscono continue alterazioni fino a trasformarsi in qualcosa di abbastanza peculiare. La base di partenza è puramente thrash, ma non è raro imbattersi in furiose scorribande speed (Fear Campaign, Cosmetic Surgery), improvvise bordate hardcore (la fulminante Phantom Force) e un paio di brani decisamente lunghi (Panpsychism e Don’t Do It) più vari e strutturati rispetto alla media.

In bilico tra passato, presente e futuro, gli Havok puntano tutto sull’immediata aggressione sonora ma non disdegnano, di tanto in tanto e in maniera assai equilibrata, di far bella mostra della loro competenza tecnica. Non c’è bisogno di dilungarsi in troppe parole: “V” è un buon disco. Non entrerà nella storia del metal e forse non comparirà in numerose classifiche di fine anno, ma merita l’attenzione di ogni appassionato che si rispetti.

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