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Yin Yin – Haw Phin/Chong Ky

2020 - Bongo Joe
world music

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Tracklist

1. Haw Phin
2. Chong Ky


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Nonostante il Covid abbia provato a congelare la vita, l’umanità e l’arte, fortunatamente non c’è riuscita e durante i mesi di lockdown gli artisti, grazie alle tecnologie moderne, ci hanno continuato a consegnare la loro arte.

Non sono stati da meno gli Yin Yin, una band con base ad Amsterdam, ma che in realtà vive artisticamente su una isola tropicale, tra l’Olanda ed il Sud Est Asiatico. “Haw Phin/Chong Ky” è il loro ultimo album, prodotto e pubblicato dall’etichetta svizzera “Le Disques Bongo Joe”, esperta nel campo della World Music. Lo stile della band consiste in una fusion tra il funk e la musica tradizionale Asiatica, utilizzando strumenti in parte tradizionali, in parte moderni ma che ricalcano le stesse sonorità. Si tratta di pezzi per lo più solo strumentali, dove a farla da padrone sono le atmosfere che permettono all’ascoltatore di viaggiare da scena alla Tarantino, a luoghi più “spirituali” ed appartati della propria anima. “Haw Phin” come titolo trae in inganno, perché invece di essere una frase in vietnamita o cambogiano, è dialetto di Maastricht. Significa “Sii forte”.

In effetti il ritmo e l’arrangiamento della canzone ispirano resilienza, suggerendo in modo ritmato ma senza fretta, di trovare in se stessi il proprio centro e da esso espandere i propri pensieri, le proprie convinzioni. Non ultima, la voglia di resistere a tutto ciò che di negativo possa passarvi per la testa. Si tratta di un funk moderato che trova la sua maestria nell’intessitura che i vari arpeggi riescono a creare, nel dipanarsi della trama musicale del pezzo. Chong Ky, secondo ed ultimo pezzo dell’EP, ha delle vibrazioni più rozze e che giocano più sulla distorsione (non esagerata, a dire il vero). Anche in questo brano – solo strumentale – vale l’idea di una ricerca della propria convinzione di riuscire a resistere e portare avanti il proprio progetto di vita. Brano che ha più parentesi elettroniche rispetto al precedente, perfettamente incastonate nell’atmosfera che il pezzo vuole creare.

Come per gli EP precedenti, anche quest’ultimo dei Yin Yin è una nuova piccola perla a cavallo di un genere, la world music: quella da etichetta e non spudoratamente commerciale, finito forse in seconda pagina ma mai morto. Se inoltre questi brani vi hanno incuriosito abbastanza, suggerisco l’ascolto di “The Rabbit That Hunts The Tigers”, al momento unico disco completo della band (lo potete trovare comodamente su Spotify, Bandcamp). Ho parlato di fusion e di commistioni tra sonorità asiatiche e riletture europee, ma non siate tratti in inganno: negli equilibri delicati che gli arpeggi ed i mosaici creati dalle atmosfere di ogni brano, ogni sonorità è calibrata con dovizia, senza eccedere o snaturare nulla.

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