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Samuele Bersani – Cinema Samuele

2020 - Sony Music
songwriting / pop

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Tracklist

1. Pixel
2. Il tiranno
3. Mezza Bugia
4. Il tuo ricordo
5. Harakiri
6. Le Abbagnale
7. Con te
8. Scorrimento verticale
9. L’intervista
10. Distopici (Ti sto vicino)


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La passione di mio padre per Lucio Dalla si manifestò davanti a me nel settembre del 1992. Tutto ad un tratto decise di comprare “Amen”, una raccolta live registrata durante il tour tenuto l’anno precedente. Non il suo album migliore, Lucio aveva quasi irrimediabilmente imboccato il viale del tramonto, ma per me poco male: a undici anni avevo appena fatto amicizia con uno dei miei artisti preferiti.

Alla traccia numero sei di “Amen” un pezzo strano, si intitola Il mostro. Lento, in stile Dalla, ma la voce non è la sua: “Chi è questo qua?” chiede mio padre. E io che ne so? Avessi avuto uno smartphone avrei risposto in venti secondi. Invece dovetti aspettare un mese, quando in tv apparve per la prima volta il ragazzo che cantava quel pezzo, lo appresi dall’intervista successiva. Solo che in quell’occasione non cantò Il mostro, ma Chicco e spillo, una bomba atomica in grado di cambiare per sempre l’esistenza e la percezione musicale così acerba di un quasi dodicenne.

E’ così che ho conosciuto Samuele Bersani, del quale molti anni dopo avrei appreso che nel suo disco d’esordio, “C’hanno preso tutto”, l’eterno Lucio avrebbe partecipato alle sessioni di sax facendosi accreditare con lo pseudonimo Domenico Sputo.

Da quel momento, vuoi per l’imponenza dei suoi pezzi manifestata in modo disarmantemente semplice, vuoi per una questione di affetto sbocciato al tramonto di quell’estate del ’92, l’appuntamento con i dischi di Samuele per me è diventato un must, qualcosa a cui fisicamente non riesco a sottrarmi. In quasi trent’anni di attività ne ha incisi pochi, ma il lavoro di dosaggio dei suoni, la scelta dei temi da raccontare e il modo in cui lo fa lasciano sempre una traccia profonda in chi lo ascolta.

Ma ormai di tempo ne era passato un po’ da “Nuvola numero nove”, sette anni per la precisione. Le voci raccontano di una pausa di riflessione che si è allungata un tantino troppo a causa di un blocco dello scrittore, dovuto forse alla fine di una relazione. Poco importa oggi: in occasione del suo cinquantesimo compleanno è uscito “Cinema Samuele”, un nuovo full lenght in dieci tracce.

La qualità del disco s’inizia a notare dall’artwork di copertina, un’illustrazione di Paolo De Francesco, che di mestiere una volta faceva il bassista ma che col tempo è diventato uno dei cover artists più ricercati (e bravi) d’Italia. Diverse sono le chicche nei vari riquadri all’interno dell’immagine stilizzata di Samuele di spalle, su tutte l’orologio della stazione della “sua” Bologna, fermo alle 10:25 ormai da 40 anni.

Il titolo del disco è un omaggio al cinema, altra grande passione del songwriter riminese, che racconta dieci storie come fossero altrettanti cortometraggi da lui girati o vissuti. Ogni pezzo è una visione nel racconto dell’autore, che con le sue note crea una concatenazione di mini colonne sonore in grado di stagliarsi perfettamente sopra le scene. Nei testi, ovviamente, tanti richiami al cinema.

Con “Cinema Samuele” continua l’opera di internazionalizzazione delle sonorità proposte,congliormai sempre più presenti synth e chitarre elettriche che si affiancano ai classici piano e archi. Il resto è la “solita”, sontuosa opera compositiva e descrittiva, tipica del suo stile. La singola storia è indifferentemente vissuta da protagonista o semplice osservatore, è ben bilanciato il mix tra profondità e leggerezza, tra serietà e ironia. Il tutto, come sempre, diventa una stratificazione di elementi che conferisce al lavoro autorevolezza e credibilità.

Si parla di tutto in “Cinema Samuele”, a partire dalla ludopatia raccontata in Pixel, proseguendo con gli intenti rivoluzionari di un giovane guerriero ne Il tiranno. Poi un dittico sentimentale sotto forma di mini concept, che inizia con la difficoltà a comunicare con il partner di Mezza bugia – in metafora culinaria, calcistica e politica – e si chiude con Il tuo ricordo, struggente cronaca della sua assenza.

La fine del primo disco è affidata a Harakiri, primo singolo, che racconta l’alienata disperazione umana. Provare almeno un po’ di compassione per il protagonista è inevitabile. Altro tema forte Samuele lo tratta in Le Abbagnale, due ragazze che si somigliano ma che non sono sorelle, il cui amore deve essere ogni volta chiamato in modo diverso perché la società circostante non accetta che due donne possano essere fidanzate tra loro.

Poi c’è Con te, una sorta di finale alternativo di Mezza Bugia, alla quale fa seguito Scorrimento verticale, fotografia dei tempi moderni tutti incentrati sull’assuefazione al potere imposto dai dispositivi elettronici e dai vari social network: alla fine della storia è densa di quell’amarezza data dalla realtà il fatto che “pur essendo virtualmente al mare / in un cristallo liquido non si può nuotare”.

Ne L’intervista viene poi narrato il difficile rapporto tra una star e la stampa, visto dalla prospettiva del “povero” giornalista, costretto a ripulire il microfono dagli sputacchi del supremo artista, già ubriaco di prima mattina. Si chiude con le meravigliose sliding doors di Distopici (Ti sto vicino).

Samuele Bersani è un cantautore che se ascoltato in situazioni di calma e mentre aperta è un maestro di vita: racconta, illustra, insegna. Ogni suo album è un piccolo tesoro, il suo ascolto è sempre un’esperienza che arricchisce. Suonata l’ultima nota si è persone migliori rispetto a prima. Non fa eccezione Cinema Samuele, un disco per il quale non ci sono altri aggettivi per definirlo se non meraviglioso.

In questo 2020 così gramo, e in un mercato discografico mainstream piatto e annacquato dai testi composti dai trend topic trovati sui social – musicali e non – Samuele è l’unica vera lucciola in mezzo ad un blackout.

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