Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Cabaret Voltaire – Shadow Of Fear

2020 - Mute Records
elettronica / industrial

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Be Free
2. The Power (Of Their Knowledge)
3. Night Of The Jackal
4. Microscope Flash Fragment
5. Papa Nine Zero Delta United
6. Universal Energy
7. Vasto
8. What’s Going On


Web

Sito Ufficiale
Facebook

La gloriosa storia dei Cabaret Voltaire è ben nota. Preso il nome da un locale fondato nel 1916 dall’istrionico Hugo Bell, la band di Sheffield ha raccontato i dintorni della propria città a partire dall’alba degli anni ’70 con un mix fatto di elettronica, funk e rumorismo, fonte d’ispirazione per buona parte dei movimenti electro-synth-industrial che proseguono praticamente fino ai giorni nostri.  

Il nucleo base dei Cabaret Voltaire non esiste più dal 1994, quando quello che ormai da più di un decennio si era ridotto da trio a duo si divise definitivamente e ognuno andò per la sua strada. L’unico dei tre che – intrapresa la carriera solista – ha portato avanti lo spirito del Cabaret è stato Richard Kirk, uno che non si è cullato sugli allori del passato e ha continuato in modo certosino il suo lavoro di studio, ricerca e innovazione, chiuso nel suo habitat elettronico. SandozElectronic Eye, semplicemente Richard Kirk, sotto pseudonimo o meno, il geniale compositore yorkshireano (ammesso che si dica così) ha continuato costantemente a lasciare il segno.  

Shadow Of Fear, nuovo long di inediti, inizia a prendere forma nel corso di alcuni meravigliosi live tenuti nel 2014, sfociati nello straripante Dasein, uscito tre anni dopo a firma (originale) dell’autore. Shadow Of Fear, di fatto, è Dasein dieci metri più avanti. 

Otto tracce, lunghe dai sei agli undici minuti. Kirk non ha mai amato i compromessi radiofonici: lui fa la musica che ha in testa, che necessita dei suoi tempi, non accetta tagli che in compenso gli consentirebbero di entrare nel circuito d’ascolto di massa. La doppietta iniziale, composta da Be Free e The Power (Of Their Knowledge) è un buio rettilineo urbano, percorso nella direzione e fino al punto indicato da una sfuggente ed eterea voce fuori campo. 

La strada dritta termina con l’ingresso nel labirinto elettronico di Night Of The Jackal, all’interno del quale la voce diventa ogni attimo più metallica e inafferrabile. Un funk spezzato apre le danze in Microscope Flash Fragment, raddoppiato da un groove più veloce che crea una meravigliosa confusione di sottofondo. Ma non c’è tempo per riflettere su ciò che l’ascoltatore si è appena lasciato dietro: con Papa Nine Zero Delta United l’adrenalina si impenna in atmosfere anni ’80. 

Restando temporalmente in quell’epoca, Universal Energy rende omaggio al filone più musicale della electro dance, qualcosa che somiglia a un pezzo dei Rockets. E senza discostarsi più di tanto in termini di tempi, Kirk fa il miracolo di cambiare completamente scena, dando vita a una cassa che in Vasto pompa in modo semplicemente assurdo. Nel finale, siglato da What’s Going On, il Cabaret si permette il lusso di sfoggiare qualche linea di tromba nello urban noise di sottofondo. 

Il vero “quid pluris” di Shadow Of Fear è che, pur essendo stato concepito anni addietro, è maledettamente incollato alla realtà di questi mesi. Le atmosfere cupe, claustrofobiche, paranoiche e senza scampo sembrano scritte apposta per un mondo alle prese con la pandemia. Kirk è un essere umano che, come tutti gli altri, non può fare nulla per evitarla o venirne fuori: già che c’è, si immerge e inizia ad esplorare le profondità di quel buco nero che è diventata la vita nel 2020.  

E l’esplorazione riesce in modo pieno, completo, come solo Kirk e pochi altri suoi compagni di genere riuscirebbero a fare. Shadow Of Fear è in effetti un piccolo capolavoro, qualcosa di cui godere durante le ultime curve di quest’anno maledetto.   

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni