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Viagra Boys – Welfare Jazz

2021 - YEAR0001
post punk

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Tracklist

1. Ain't Nice
2. Cold Play
3. Toad
4. This Old Dog
5. Into The Sun
6. Creatures
7. 6 Shooters
8. Best In Show II
9. Secrete Canine Agent
10. I Feel Alive
11. Girls & Boys
12. To The Country
13. In Spite Of Ourselves


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“Welfare Jazz is here, the urban prophecy has been fulfilled!”

Neanche il tempo di cliccare su vboysstockholm.com che eccoci comparire di fronte “Bob the fortune dog”, un simpatico cagnetto tutto pixelloso che ci esorta a porgli domandoni esistenziali. Così, su due piedi, gli chiedo: “Is there life after death, Bob?”. La risposta? “Maybe you should ask your mum”. Me la sono andata a cercare.

Welfare Jazz“, secondo album degli svedesi Viagra Boys, ci aggiorna sul nuovo status del sestetto di Stoccolma, capitolato nell’inaspettato successo commerciale grazie al singolo Sports, all’endorsement di figure di spicco (sua maestà Iggy Pop e Jason Williamson degli Sleaford Mods) e all’inclusione in colonne sonore di popolarissimi videogiochi (Tony Hawk e GTA V).

La prima metà del disco è dedicata al 101 dei brutti breakups, come conferma frontman Sebastian Murphy in una recente intervista. Si comincia con una camminata molestissima per le vie di Södermalm (il singolo-banger Ain’t Nice), si continua con qualche machissimo statement (“I don’t need no woman!” ripete ossessivamente Murphy nella ritmatissima Toad) e si conclude con un grido di dolore all’astro che in Svezia conoscono meno, il sole (la splendida Into The Sun).

Ecco quindi qualche brano dedicato alle creature per eccellenza nell’universo dei Viagra Boys: i cani. Se in “Street Worms” i protagonisti indiscussi erano i bassotti (“weiner dogs”), a prendere il sopravvento sono qui i Golden Retrievers (nei 100 anfetaminici secondi di Secrete Canine Agent). Altre similitudini col precedente LP sono sicuramente la presenza di una parentesi motorika interamente strumentale (6 Shooters, la nuova Amphetanarchy), l’inclusione di un commentario su un ipotetico concorso di bellezza canina (Best In Show II) e di un semplice ma efficacissimo elenco esistenziale (Boys & Girls, la nuova Sports).

Alla già consolidata fascinazione per i sopracitati cani e per il jazz (incarnato nel sassofono di Oskar Carls, vero e proprio valore aggiunto della band), si aggiunge qui un nuovo must, la campagna, un ambiente che inizialmente snobbano, ma che poi riconsiderano e finiscono per celebrare, come esplicitato in To The Country e nella conclusiva In Spite Of Ourselves, una cover di John Prine registrata con l’aiuto di Amy Taylor (Amyl & The Sniffers).

Se il precedente EP (“Common Sense“, qui la nostra recensione) vedeva il batterista Tor Sjödén impegnatissimo a vendere azioni della Shrimptec Enterprises in giacca e cravatta ai piani alti di Wall Street, questo nuovo album ritrae invece Murphy in modalità redneck nella campagna del Tennessee, intento a godersi i frutti del meritato successo in salopette e capello da cowboy. “Welfare Jazz” è l’ennesimo centro pieno per i Viagra Boys, che si riconfermano a mani basse come uno dei collettivi più selvaggio in circolazione.

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