Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Asphyx – Necroceros

2021 - Century Media
death metal

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. The Sole Cure Is Death
2. Molten Black Earth
3. Mount Skull
4. Knights Templar Stand
5. Three Years Of Famine
6. Botox Implosion
7. In Blazing Oceans
8. The Nameless Elite
9. Yield Or Die
10. Necroceros


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Il decimo lavoro in studio degli olandesi Asphyx è, senza neanche troppe sorprese, l’ennesimo figlio di questa insopportabile e infinita era pandemica. Le dieci tracce di “Necroceros” sono state scritte e registrate in pieno lockdown, partendo da una serie di riff spaccaossa portati in dote dal chitarrista Paul Baayens. La band ha approfittato del blocco totale delle attività live per lasciarsi ispirare dall’inusuale silenzio di un mondo alla deriva, schiacciato dall’incertezza perenne e dal terrore del contagio.

Tutto ciò che ha a che fare con rovine e disgrazie, come ben si sa, può rappresentare terreno fertile per il miglior death metal. E i cinquanta minuti di “Necroceros” ne sono la perfetta dimostrazione. Le frustrazioni e gli orrori generati dal crudele morbo che sta stravolgendo le nostre esistenze sono le fondamenta su cui il quartetto costruisce un album dal sound viscido e al tempo stesso granitico, pervaso dalle atmosfere tetre e mortifere del doom.

Gli Asphyx, che sono veri e propri maestri nella fusione di due tra i generi più estremi del metal, ci regalano una devastante via di fuga dal tedio dell’emergenza sanitaria perenne; una valvola di sfogo contro le brutture dell’isolamento e del distanziamento. The Sole Cure Is Death e Botox Implosion, cattivissime schegge di rovente thrash, ci riportano indietro ai bei tempi dei concerti più affollati e sudati. Con i ritmi tellurici di Molten Black Earth e le chitarre affilatissime di Mount Skull sale il desiderio di ritrovarsi nel mosh pit, a rifilare dolorose gomitate ad amici e sconosciuti.

Peccato sia solo un’illusione: la furia cieca che caratterizza in modi sempre diversi The Nameless Elite, Yield Or Die e la gelida title track ci riporta alla triste, asfissiante realtà di tutti i giorni. Nel cantato di Martin van Drunen, un growl cavernoso e lacerante, si avverte l’intensa disperazione di un uomo arrivato allo stremo delle forze, dopo mesi e mesi di faticose restrizioni. Nelle strofe della solenne Three Years Of Famine lo sentiamo spingersi al limite, quasi volesse sputarci addosso litri e litri di sangue; lo sporco viene spazzato via dalle sontuose melodie disegnate dalla sei corde di Baayens, che nel lungo bridge strumentale dimostra di aver imparato a dovere la lezione dei Metallica del periodo classico.

Ed è proprio questo continuo alternarsi tra fitte tenebre e momenti di respiro, e ancora tra bordate velocissime e diabolici rallentamenti, a fare di “Necroceros” un disco completo e assolutamente appagante, nonostante un legame forse troppo forte con gli antichi canoni dello stile death-doom. La prima, flebile luce in fondo al tunnel di un 2021 che, almeno dal punto di vista musicale, sembra promettere bene. 

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni