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Superfreak – Explain To Me Your Meme

2020 - Lepers Productions
noise pop / no wave

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Tracklist

1.Aluxinante
2.Explain me, the meme
3.Bargain that sign again
4.Author is a paratext too
5.Sebeok jokes
6.Estrangeiro
7.Illuminati guys, you’re missing a member
8.Phatic function
9.S1 – [(S1 – 0) and (S2 – 0)]
10.Semiotic squares

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Non so quante etichette come la Lepers Productions ci siano in giro. Trattasi di una net-label, che per sua stessa definizione distribuisce – a costi molto contenuti – musica weird. Letteralmente significa strano, ma il weird è un genere ben preciso, anche se non riferito alla musica, bensì alla scrittura e al cinema, ed è caratterizzato da una struttura fantasy arricchita da trame o personaggi bizzarri.

Non è certo il caso di Giuseppe Laricchia, musicista e vocalist barese, deus ex machina della Lepers e coinvolto in prima persona nelle produzioni di diversi artisti della sua scuderia (Bokassà, Centauri, Frogwomen). A 5 anni da “The ancient fish appreciation society”, torna nei panni di Superfreak per sfoggiare il suo solito e variegato campionario.

Arrivato ormai all’ottavo album in studio, e sedicesimo anno di carriera, per “Explain To Me Your Meme” Superfreak decide di contornarsi di musicisti di tutto rispetto, anche se la composizione della band non segue canoni esattamente pop. Oltre alla batteria dell’amico Jacopo Fiore (HysM?Duo), ci sono infatti Andy Cap al clarinetto, Headless Girl alla voce, Random Guys of Youtube al synth e ai corni, Roberto Stomeo alla drum machine, James Plotkin al master, Superfreak (testuale!) a fare altro. Completa il roster Rella, alla consulenza semiotica e morale.

Perché semiotica? Rispondiamo con una domanda: vi è mai capitato di essere in mezzo a un gruppo di persone che guardano un meme, sbellicandosi dalle risate, mentre voi fate palesemente finta di averne capito il significato? Laricchia dice di essersi trovato spesso in questa situazione nel recente passato. Per ovviare a ciò ha cominciato a leggere Lexia, una rivista internazionale di semiotica redatta dal Centro Interdisciplinare di Ricerca sulla Comunicazione. Nel 2018, la rivista ha pubblicato una serie di report che studiavano i contenuti virali attraverso la diffusione dei meme.

Superfreak traduce quindi tali letture in musica, la sua musica. Ci sono pochi artisti in circolazione in grado di esprimere sonorità così personali e talvolta uniche, un miscuglio che spesso rasenta il delirio e che resta sospeso tra folk e swing, elettronica e post punk, songwriting e free jazz, passando per il noise e la no wave. Non è un disco di genere, semplicemente perché non viene seguito un apparente filo conduttore in termini di identificazione musicale.

Prima di scrivere i 10 pezzi che compongono “Explain to me your meme”, Laricchia dice di aver ascoltato Peter Ivers, Philippe Katerine, Ava Rocha e Plantasia, ma che Daniel Johnston resta sempre la sua stella polare. In effetti, nel decalogo di fine 2020 firmato Superfreak c’è di tutto. Si ha come l’impressione di osservare oggetti molto pesanti scagliati da un lato all’altro della stanza. Si va dalla balcanica Aluxinante al puro cantautorato di S1 – [(S1 – 0) and (S2 – 0)], dalla rockyhorroriana Author is a paratext too al pop sghembo di Illuminati guys, you’re missing a member. Non manca il punk (Sebeok jokes), ma con meno livore rispetto ai primordi.

Ci sono momenti più alti, come ad esempio l’art pop di Phatic function e di Explain me, the meme, ma anche passaggi tutto sommato evitabili, su tutti la diamonica di Bargain that sign again e i cambi di registro di Estrangeiro. C’è appena il tempo di chiudere con il synth malinconico di Semiotic squares, che fa da tappeto ad alcuni testi estratti dai report studiati da Laricchia.

Diciamolo chiaramente: “Explain me your meme” non è un disco per tutti, anzi è proprio un disco per nerd. Tecnicamente è un lavoro molto più asciutto e meno eterogeneo dei precedenti, che hanno contato anche oltre 25 brani per un minutaggio abbondantemente superiore all’ora d’ascolto. In questo caso il lavoro è più centrato, complici un’idea di fondo compiuta e un set di musicisti di alto livello. Complimenti a Laricchia, infine, per l’audacia e l’originalità.

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