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Cory Hanson – Pale Horse Rider

2021 - Drag City
americana

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Tracklist

1. Paper Fog
2. Angeles
3. Pale Horse Rider
4. Necklace
5. Bird Of Paradise
6. Limited Hangout
7. Vegas Knights
8. Surface To Air
9. Another Story From The Center Of The Earth
10. Pigs


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You gotta

Gotta look the beast right in the eyes

Until you see yourself

And all that you can never be

But only see

Nella primavera del 2018 definivamo “Laughing Matter” come l’album della maturità dei Wand, collettivo losangelino legato alla corte di Ty Segall e noto perlopiù nei circoli psych-garage. Esattamente tre anni più tardi abbiamo la prova che non ci sbagliavamo, che quel disco-svolta dai toni eclettici e sofisticati rappresentava davvero un punto di non ritorno per frontman Cory Hanson, talento in continua metamorfosi, che ci presenta oggi il suo secondo album da solista.

Diciamolo subito: “Pale Horse Rider” è un gran disco. Tocca le stesse corde del sopracitato “Laughing Matter” (e del predecessore “Plum” del 2017, per essere onesti), cullandoci con una personalissima declinazione di Americana in bilico tra folk, rock e psichedelia, una bolla nella quale molti contemporanei a stelle e strisce hanno trovato il loro “posto felice”, da Steve Gunn a Kevin Morby, da Kurt Vile ai The War On Drugs, per non dimenticare poi i Wilco, punto di riferimento della “nuova Americana” da quasi tre decadi.

Nel caso di Cory Hanson, il “posto felice” in questione è anche fisico: si tratta del deserto di Mojave, nella California del sud, noto ai più per l’ambientazione di “Duel”, debutto di Steven Spielberg (1971). “Pale Horse Rider” ne è un’accuratissima fotografia: quieto e rovente alla maniera di Neil Young (Another Story From The Center Of The Earth potrebbe essere la sua Cortez The Killer), ma non abbastanza lontano dalla metropoli – Los Angeles – la cui influenza urbana percepiamo ancora in alcuni momenti del disco (i sintetizzatori dell’opener Paper Fog).

Vero punto di forza è ancora una volta la voce di Cory, capace di emozionarci dall’inizio alla fine, delicatissima e insinuosa come una zanzara, evocativa talvolta di Elliott Smith (lo splendido singolo Angeles), talvolta di Thom Yorke (basti pensare a Bird Of Paradise o ancora alla conclusiva Pigs, una ballata acustica da pelle d’oca decisamente Radiohead), una tendenza timbrica che avevamo osservato già nel disco precedente e che sembra farsi di volta in volta più penetrante.

Se da un lato ci troviamo di fronte un songwriting indubbiamente maturo, ispirato dai grandi classici del rock a stelle e strisce e curato nel dettaglio, dall’altro riconosciamo ancora in Cory Hanson lo spirito garage ironico e strafottente del compagnone di Ty Segall, evidente nelle scelte piuttosto cringe e amatoriali dei video. Un ossimoro a dir poco affascinante, che promuove “Pale Horse Rider” a “instant classic” della nuova Americana, senza se e senza ma. Da non perdere.

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