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The Weather Station – How Is It That I Should Look at the Stars

2022 - Fat Possum
songwriting / folk

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Tracklist

1. Marsh
2. Endless Time
3. Taught
4. Ignorance
5. To Talk About
6. Stars
7. Song
8. Sway
9. Sleight of Hand
10. Loving You  


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A tredici mesi esatti dalla pubblicazione di “Ignorance”, Tamara Lindeman e la sua Weather Station sono tornate con “How Is It That I Should Look at the Stars”, il sesto capitolo di una discografia che proprio l’anno scorso raggiungeva quello che è diffusamente considerato il suo apice.

Il nuovo lavoro della canadese è, di fatto, una sorta di appendice di “Ignorance”: in prima battuta perché le canzoni sono state scritte nello stesso periodo, quel 2018 che è stato descritto come un momento di intensa creatività dalla stessa artista, ma soprattutto perché quelle incluse in questo disco rappresentano “la luna rispetto al sole di “Ignorance”, per usare sempre le parole della Lindeman. Se, però, idealmente i due dischi sarebbero quasi un monolite di quasi settantacinque minuti, sostanziali sono le differenze sul piano musicale, con quest’ultimo lavoro che si presenta come una collezione di ballad segnate da un lirismo emotivo come raramente era accaduto in passato, ma anche con un sound mediamente più spoglio ed essenziale rispetto al suo fratello maggiore, oltre che impreziosito da un vago afflato jazz riconoscibile fra le pieghe dei dieci brani.

L’assenza completa di percussioni è un altro significativo punto di rottura rispetto a un passato recente che l’ha vista esibirsi insieme a due (in qualche caso, addirittura, tre) percussionisti, a riprova del desiderio di esprimere in una chiave più intima e sentimentale alcuni dei temi già sviscerati in “Ignorance”, compresi quelli più attuali e – se volete – anche politici, come i cambiamenti climatici.  Un anno fa ascoltavamo una Lindeman che esortava all’azione e all’impegno, mentre oggi, in Endless Time, sentiamo una riflessione su quanto gli stessi eventi epocali rendano precaria la condizione dell’umanità: è un caso paradigmatico che spiega come, in un certo senso, i dieci pezzi di “How Is It That I Should Look at the Stars” interagiscano con quelli di “Ignorance” e lo facciano con personalità: non delle semplici b-side, non degli scarti, ma dieci episodi che legittimano la stessa attenzione.

È un approccio, dunque, completamente diverso: più viscerale e istintivo, il nuovo disco di Tamara Lindeman ruota intorno al saldo legame costituito dal piano e dalla sua voce, sempre calda ed estremamente espressiva, qui possibilmente esaltata dal contesto di essenzialità. Ci sono pochi elementi a fare da contorno: il synth sospeso di Ignorance, una lapsteel delicata a contrappuntare e arricchire uno sfondo completato, qua e là, da fiati morbidi – clarinetto, flauto, sax – e dalla voce di Ryan Driver, come in To Talk About. “How Is It That I Should Look at the Stars” si staglia fra Joni Mitchell e Adrianne Lenker (o, volendo, anche fra i Big Thief di ”U.F.O.F.”). È la (quasi) titletrack – si chiama solamente Stars, ma si apre con la frase che dà il nome all’album – a racchiuderne e riassumerne l’anima: And I climb up on the roof and lie in wait / For my eyes to adjust for some peaceful state, ma anche quella conclusiva e lancinante I swear to God, this world will break my heart.

Il nuovo album firmato The Weather Station non godrà della stessa considerazione del suo predecessore, ma difficilmente potrà essere considerato qualcosa di diverso da una bella prova, tra l’altro niente affatto semplice, in una discografia che continua ad attestarsi su buoni livelli e a non conoscere passaggi a vuoto.

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