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Motorpsycho – Ancient Astronauts

2022 - Rune Grammofon / Stickman Records
progressive rock

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Tracklist

1. The Ladder
2. The Flower Of Awareness
3. Mona Lisa/Azrael
4. Chariot Of The Sun – To Phaeton On The Occasion Of Sunrise (Theme From An Imaginary Movie)


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Senza freni e strabordanti ai Motorpsycho il concetto di lentezza e calma non è noto. Con “Here Be Monsters” fui impietoso e pensai di aver chiuso con il combo norvegese. Chiusa la porta sulla cosiddetta “Gullvåg Trilogy”, presto riaperta sull’ottundente “Kingdom Of Oblivion” che, tocca allinearsi, è heaviness incontrollabile, eppure cesellata con una maestria aliena. Come alieni sono gli antichi astronauti che danno il nome all’ennesima fatica in studio dei Nostri.

Deathprod riapproda ai lidi motorpsychiani in tandem con Andrew Scheps dai tempi di “The Crucible” piazzandosi dietro la plancia di comando e come in quel caso la tracklist è corta, in antitesi col minutaggio. Il suo duro e granulare però questa volta si fa forza e rinverdisce in queste quattro batoste, pronta pietra angolare di un prog di ritorno che si mette di traverso ad un mondo che prega per pochi secondi d’attenzione, figurarsi decine e decine di minuti, con l’unica differenza del ponte d’appoggio noise al cubo di The Flower Of Awareness.

Di senso e spossatezza tutto il resto finisce per ammantarsi. I grovigli in ovvia progressione sono rampicanti che avviluppano il muro del suono, abbelliti di coriacee melodie pronte ad integrare quell’oncia di passato alternativo presto persasi nelle pieghe del tempo che fu. Dove solo l’anno scorso stazionavano bastonate e strapotere ora albeggia una violenza tutta classe e sfrontate chitarre rifinite al millimetro, sorelle inscindibili di una sezione ritmica roboante di perfezione che crepa il vetro art noveau che si trova dinnanzi, tra simbiosi elettroniche e separazioni ragionate (niente screziature zappiane Mothers qui, al massimo frippianature intagliate nella corteccia cerebrale) che giocano a perdersi negli specchi le cui cornici sono firmate Vangelis, quand’anche più bucoliche tutto sono tranne che sterminati boschi settantiani, semmai orizzonti degli eventi elettrici che presto esplodono feroci oppure in infinite autostrade d’austero rock perduto.

Prendetevi tempo per assimilarlo fino all’ultimo secondo prima che i Motorpsycho ne pubblichino un altro.

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