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John Cale – Mercy

2023 - Double Six / Domino
art rock / elettronica

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Tracklist

1. MERCY (feat. Laurel Halo)
2. MARILYN MONROE’S LEG (beauty elsewhere) (feat. Actress)
3. NOISE OF YOU
4. STORY OF BLOOD (feat. Weyes Blood)
5. TIME STANDS STILL (feat. Sylvan Esso)
6. MOONSTRUCK (Nico’s Song)
7. EVERLASTING DAYS (feat. Animal Collective)
8. NIGHT CRAWLING
9. NOT THE END OF THE WORLD
10. THE LEGAL STATUS OF ICE (feat. Fat White Family)
11. I KNOW YOU’RE HAPPY (feat. Tei Shi)
12. OUT YOUR WINDOW


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Ricordo a tutti coloro che sono sintonizzati in questo momento sulle frequenze di ImpattoSonoro che “The Velvet Underground and Nico” fu realizzato nel 1966, quando John Davies Cale, uno dei due geni (con Lou Reed) alla base di quel disco, aveva 24 anni. Quel disco sarebbe poi stato pietra angolare di tutto ciò che è venuto da allora fino ad oggi. 

Fatto questo ripassino di storia, vi invito dunque ad avvicinarvi con il dovuto rispetto a “Mercy”, terminato e pubblicato quando il nostro di anni ne ha 80. C’è sempre da chiedersi con attenzione cosa vi sia dietro al prodotto di una mente come Cale. Non che io creda veramente alla figura del “genio”. Siamo tutti umani, anche Cale (o Lou Reed, che infatti ci ha lasciato). E di cacate ne ha fatte anche lui (e ne faceva anche Reed, ma perché continuo a scrivere il suo nome, Cristo, sto recensendo un disco di John Cale). Anche perché la droga non è che porti consiglio, alla lunga. Ma quello era il passato, oggi il nostro è un ottantenne lucido e al passo con i tempi come dimostra questo disco con collaborazioni prestigiose di tanti suoi nipotini nell’art rock. 

Tuttavia, “Mercy” non è roba da approcciare facilmente; bensì un disco che vi continuerà a sfuggire anche dopo un centinaio di ascolti. 70 minuti di slow tempo, dominati da tastiere vintage e non, voci piene di filtri e echi, una spolverata di archi e sostenuti da una pervadente drum machine, non sono per tutti. È un disco oscuro “Mercy”; un disco di musica degli anni ’20 eseguita alla perfezione da un vecchio marpione che (ovvio, insieme a Lou Reed, per il quale la verità è che mi manca) potrebbe essere colui che ha inventato tutti gli stili che oggi frulla e sbatte dentro a quest’opera.

Un disco pieno di loop, di ripetizioni, di droni, una passione che si porta dietro dagli anni ’60 e dal suo lavoro con La Monte Young. Un disco con diversi momenti gloriosi. OUT YOUR WINDOW sopra a tutti. Ascolterei a ripetizione questa pop (?) song che sarebbe perfetta per i cori da stadio in un universo parallelo e più giusto dove i Velvet sono i Beatles e John Cale è miliardario come Paul Mc Cartney. Segnalo anche TIME STANDS STILL (feat. Sylvan Esso) dove Cale dimostra di non avere nessun problema con linguaggi musicali contemporanei, come hip-hop e shoegaze sono. EVERLASTING DAYS (feat. Animal Collective): una continua sorpresa musicale nei suoi 5 minuti. NOT THE END OF THE WORLD: ipnotica, fluisce via lasciando l’ascoltatore non pago dei suoi suoni e atmosfere.

Tante giornate spese nella rabbia / Notti riempite di lussuria / Tirami su e mostrami pietà” canta Cale in MERCY. Non chiede perdono il nostro, chiede direttamente pietà in un disco in cui non nasconde la fragilità dei suoi 80 anni e la paura, evidentemente, di ciò che inevitabilmente arriva per tutti (a parte le tasse). “Mercy” è una mostra in musica di ossessioni e vulnerabilità, fronte alle quali il nostro non si nasconde. Anzi, affonda il coltello nella piaga in brani come MARILYN MONROE’S LEGS (BEAUTY ELSEWHERE) o THE STORY OF BLOOD (feat. Weyes Blood).Quest’ultima traccia, con il video che l’accompagna, dice tanto di dove si trovi oggi il maestro gallese. Sospeso tra passato e presente, in un flusso che tutto comprende e in cui tutto si fa arte. Tra ricordi di passeggiate newyorchesi con Bowie (NIGHT CRAWLING) e dediche a Nico (MOONSTRUCK (NICO’S SONG), definita affettuosamenteuna “tossica lunatica”, su “Mercy” manca solo Lou Reed.

Ma non c’era bisogno che io lo evocassi a ripetizione. John Davies Cale, a 80 anni, ha fatto un gran disco senza nemmeno menzionarlo.

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