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Burial – Dreamfear / Boy Sent from Above

2024 - XL Recordings
elettronica / dubstep

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Tracklist

1. Dreamfear
2. Boy Sent from Above


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Non so se la notizia sia che William Emanuel Bevan alias Burial abbia fatto l’ennesimo EP, o piuttosto semplicemente che eglic’è. Ed è rassicurante saperlo. Sapere di poter contare ogni tot mesi su un suo nuovo segnale, peraltro senza nessuna grancassa, comunicato stampa o annuncio. Due tracce di 12/13 minuti l’una: questo è, a questo giro. Dreamfear inquieta, disturba all’ascolto, almeno nei primi 7:30. Poi, una voce strozzata abbozza una specie di inno e crea un break del groove che si andava ripetendo dall’inizio. E il tutto si va destrutturando per qualche minuto, nelle solite atmosfere distopiche care al nostro. E quindi “let’s go!”, annuncia un’altra voce strozzata e si corre per un paio di minuti finali. 

Altra atmosfera per il “lato b” dell’EP. Boy Sent from Above cresce lentamente. Con i soliti “stop and go” che piacciono tanto a Bevan. Dopotre minuti parte un synth che si prende la scena, disegnando un nuovo paesaggio, quasi glorioso. Poi si ferma dopo mezzo minuto, lasciando di nuovo spazio alla base composta da voci, rumori, drone e ritmo. E dopo un’altro minutino scarso, il synth lancia un inatteso riff da discoteca, una roba un pò pop, sopra la stessa ripetitiva base di prima. E una volta superati i 5 minuti, ormai, siamo nella festa. Certo, una festa alla Burial. Più che altro un “after party”. Non so se avete mai vissuto quel momento, alla fine di una notte intensa, quando le energie sono poche e il cervello è colmo di stimoli. Ma felice. Brandelli di festa risuonano confusi nella testa e si alternano a momenti di stanchezza pesante, eppure non si vuole andare a dormire. Non si è pronti, l’adrenalina non si è esaurita. Potrebbe essere la fine del mondo, non solo della notte. Eppure, a questa sensazione un pò inquietante che tutto stia per finire, si accompagna la certezza che ad un certo punto prevarrà il sonno e dopo si rinascerà ancora una volta. 

Boy Sent from Above è, per quanto ne so io, una delle robe più belle che abbia mai fatto Burial. Riassume in 13:23 le cose migliori che compongono il sound distintivo che lo ha sempre caratterizzato, facendo venire voglia di essere riascoltata all’infinito. A differenza dell’inquietante Dreamfear, questa è una traccia che dà speranza. Ma sbagliereste a prenderle a parte. Perché, se le ascoltate in loop, vi accorgerete che c’è un continuum tra “lato b” e “lato a”, più di quanto non sia al contrario. E allorché si riparte da capo con Dreamfear, ora la senti quella voce che dice “I am the lord of ecstasy” e il riff percussivo che prima ti aveva disturbato tanto, ora si fa più sopportabile. Meno abrasivo. E forse capisci dove si voleva andare a parare. 

Ammesso che un artista sfuggente e laconico come lui abbia mai voluto rappresentare qualcosa che non fosse il suono puro, sarà forse questo quel che vuole regalarci Bevan in questo ultimo EP: la transizione continua da inquietudine a felicità, finché le due non cominciano ad assomigliarsi. E rimane solo la voglia di annientarsi nella musica. Ed un EP di 26 minuti può durare una notte intera. Immenso.

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