Matthew E. White è uno degli astri più luminosi della rinascita musicale degli anni ’10, tra i migliori esponenti di quella onda di musicisti ispirati da un culto nostalgico e revivalista per il passato, dai ’60 ai ‘70, da Memphis alla West Coast.
Evan Dando, il ragazzino della Boston Bene cresciuto a pane e Rock’n’Roll, tra Husker Du e James Taylor, ma anche Replacements e Gram Parsons, è ora un uomo maturo, molto trasandato ed ancora irrimediabilmente insicuro, che caratterizzato da doppiezza imperterrita non smette di affascinare e trascinare.
Questa rubrica nasce per raccontare attraverso particolari storie (quanto più possibile non troppo note) di musicisti, dischi, canzoni e concerti, prestando ad essi ulteriori spunti a tema, equivoci maldestri e ricami personali con pretesa assoluta di incompletezza e strettamente ove impossibile e fuorviante, come fosse antani.
È stata una benedizione quando una delle tante mail che affollano la casella di posta elettronica di un musicofilo come tanti riportava a pochi giorni dall’evento l’annuncio del concerto degli Spain – una delle band più sottovalutate del sottobosco della musica alternativa tutta – alla Sala Vanni – in un salone affrescato che si apre nel cortile seicentesco del convento di Santa Maria del Carmine.
Questa rubrica nasce per raccontare attraverso particolari storie (quanto più possibile non troppo note) di musicisti, dischi, canzoni e concerti, prestando ad essi ulteriori spunti a tema, equivoci maldestri e ricami personali con pretesa assoluta di incompletezza e strettamente ove impossibile e fuorviante, come fosse antani.
“Nessuno sa cosa farà Stefano Bollani nel suo concerto .(…) Piano Solo è un grande gioco”.