Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Wasted Shirt – Fungus II

2020 - Famous Class
noise rock

Ascolta

Acquista

Tracklist


Web

Sito Ufficiale
Facebook

“The album is exploding euphoria from start to finish. The more you play it, the better it kabongs you upside your head.”

La citazione andrebbe letta categoricamente con la voce di Henry Rollins, poiché è proprio lui a spendere un paio di buone parole per i Wasted Shirt. E se a battezzarti è l’ex ugola rugginosa dei Black Flag, beh…

Chi sono questi Wasted Shirt? Dunque, non so se vi sia mai capitato di assistere ad una discussione tra matti, di quelli che incontri per strada, al bar, in biblioteca mentre studi (è il mio caso). L’incontro tra due menti non proprio allineate può portare a sole due cose: uno spettacolo magnifico, un sacco di disagio. Ora, prendete Ty Segall e i suoi eccessi discografici da una parte e Brian Chippendale – che comunque è un altro che proprio fermo non sa stare ma che col cazzo è ai livelli dell’altro – dall’altra e immaginateveli in una saletta lorda e sordida a duettare a volumi sconsiderati. L’effetto è esattamente il medesimo dei matti che si incrociano per strada di cui sopra. Loro sono i Wasted Shirt e quello che sta uscendo dagli amplificatori è “Fungus II”, come se ci fosse un “I” da qualche parte, e invece no che non c’è.

Entrambi freschi di ultima uscita discografica (da una parte “First Taste”, dall’altra “Sonic Citadel” a firma Lightning Bolt), entrambi desiderosi di spingersi oltre. Ma è poi vero che si sono spinti oltre? Forse no, forse sono rimasti nei propri campi da gioco, affinando una tecnica già altamente collaudata, portandola alle estreme conseguenze in una partita a due alla morte. Alla fine forse è proprio questo l’andare oltre, nel 2020. Insomma, il punto è che il duo delle smerdaviglie mena duro e lo fa benissimo. Una batteria anemica e secca si specchia su chitarre e bassi carichi a tuono di fuzz e di qualunque roba possa ingrassare all’estremo il suono, voci che non hanno né capo né coda ma che calzano alla perfezione nel cosmico idillio dell’imbruttimento. 

Perlopiù questo è un disco che fa volutamente male picchiando sotto la cintura. I nove brani che lo compongono sono l’amalgama del terrore e del piegamento più rumoroso di un rock altamente venefico, di quello che non ti dà grandi chances di cavartela a buon mercato. I lubrici passaggi al filo di lama del doom a tinte oscure di Four Strangers Enter The Cement At Dusk sono i Black Sabbath intenti in un’orgia di droghe coi Butthole Surfers; la galoppata redneck acustica di The Purple One un vero assalto all’arma bianca che si risolve in una tempesta di clangore metallico sfrenatamente hc-punk; Fist Is My Ward è ubriaca di voci black metal che strisciano a peso morto su missili r’n’r; Harsho prende per il culo un rock psichedelico barbuto e lo fa ballare a braccetto con un amichevole cavo elettrico che pende dal soffitto; se la ferocia non fosse sufficiente c’è sempre una Double The Dream che è martello pneumatico tra tempi spezzati e bombardamenti a tappeto o una Zeppelin 5 con agganciati per il bavero gli stereotipi Bonham/Page/Jones mentre mena schiaffi e ubriachezza condita da smargiassa virulenza.

Vuoi vedere che Henry Rollins aveva ragione? Non sarei comunque io a dargli torto. Ci tengo alla vita. Insomma, ‘sti Wasted Shirt fanno il culo e un fracasso della malora, come si potrebbe chiedere di meglio?

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni