Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

The Bobby Lees – Hollywood Junkyard

2022 - Ipecac Recordings
garage rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Hollywood Junkyard
2. Strange Days
3. Dig Your Hips
4. Be My Enemy


Web

Sito Ufficiale
Facebook

È difficile il percorso che i Bobby Lees, quattro ragazzi poco più che adolescenti provenienti da Woodstock, NY, hanno deciso oggi di intraprendere: suonare del puro rock’n’roll e vivere di esso.

Dopo l’interessante debutto “Beauty Pageant” attirano le attenzioni di Jon Spencer che gli produce il secondo e sublimeSkin Suit. Ora i ragazzi sono stati presi sotto l’ala di mamma Ipecac che ha evidentemente voglia di farli balzare in avanti come si evince nel creativo, seppur forzato, videoclip di Hollywood Junkyard, ottimo singolo estratto da questo EP di lancio che, pur mantenendo intatte le caratteristiche finora sfoggiate dalla giovane band, lascia all’ascolto un velo di incertezza, come se la mano produttrice avesse calcato troppo nel farli apparire liberi, puri e slegati da vincoli artistici. Ciò sfocia nel paradossale. E comunque, come dare torto alla Ipecac? Trovare quattro giovani invaghiti di rock, garage, punk e tutta la gamma di suoni dell’era analogica low budget pronti a passare la vita in tour e prendersi a cuscinate in albergo è un bel colpo e allora spazio all’ironia su vizi e virtù, come il disinteresse per il successo, per il parere della critica eccetera. Questa formula può anche funzionare ma non completamente, infatti in questo breve lavoro i Bobby Lees riescono a convincere solo in parte.

Dopo la superflua Strange Days, mi stavo quasi arrendendo all’altezza del terzo pezzo Dig Your Hips in quanto non riuscivo a scovare quella freschezza che mi aveva fatto sussultare nei loro due album precedenti ma, arrivato al conclusivo Be My Enemy, la voce di Sam Quartin e la sua disposizione innata a calamitare l’attenzione non curante delle valutazioni altrui risorgono. Ecco dove funzionano i Bobby Lees: quando sono sciolti, quando non pensano, quando non ci sono. Quando, semplicemente lasciano uscire, come ai bei tempi di “Guttermilk” (l’anno scorso). Quando quello che volevano era suonare quagli accordi da bambini disobbedienti con leggerezza. “Hollywood Junkyard” è un buon lavoro grazie all’attitudine dei quattro ragazzi che ancora traspare ma l’incombenza dell’occhio discografico puntato sul risultato non fa altro che preoccupare.

Ragazzi, ce l’avete, avete stile quando vi divertite, non buttatelo via, ve lo chiedo da fan! Come diceva Miles Davis: “Il 20% lo fa la musica, il restante 80% lo fa lo stronzo che sta dietro allo strumento” o qualcosa del genere.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni